Olindo Guerrini alias Lorenzo Stecchetti, poeta scrittore bibliofilo e ribelle vissuto in Italia fra Otto e Novecento, amava il tabacco. Da buon ribelle, pur conoscendo e apprezzando le pipe di qualità, non disdegnava quelle più semplici allora in uso fra contadini, barcaioli, marinai, scariolanti della bassa Romagna, storica regione italiana. Testa in argilla rossa e bocchino di marasca (una varietà del ciliegio) queste erano dette talvolta caratene. Guerrini usò il termine in alcuni suoi sonetti composti in dialetto fra gli anni Ottanta dell'Ottocento e i primissimi del Novecento; ma perché quel nome? I cultori del linguaggio romagnolo si scervellarono a lungo sull'etimologia finché uno di loro, per puro caso, non notò un cartello esposto in vetrina da un negozio londinese: Charatan Pipes. Non c'era in effetti molta differenza! Eppure, la fama delle caratene non si era mai spinta al di fuori della Romagna... Piuttosto, a fine Ottocento, in ambienti colti e facoltosi di quella regione, erano già note apprezzate e favoleggiate le costose pipe prodotte in un piccolo laboratorio non lontano dal Tamigi. Si suppone che proprio in quegli ambienti e in quell'epoca sia nato caratena, ossia "Charatina", piccola Charatan: nome affettuoso e ironico scelto per la pipa popolare in argilla rossa e Marasca. Ma come mai un costoso arnese da fumo prodotto in Inghilterra si trovava già a fine Ottocento a sollecitare i desideri di pochi e selezionati romagnoli?
Secondo le cronache correnti l'ebreo russo Frederick Charatan avrebbe aperto a Londra un negozio-laboratorio di pipe già nel 1863; ma qualcosa non quadra perché in tal data Frederick aveva solo quattordici anni: sufficienti a quel tempo per lavorare a bottega, pochi per aprire in proprio un'attività. Oltre a fornirci l'anno di nascita (1849), la documentazione da lui presentata nel 1878 per diventare cittadino britannico ci fa arguire che il suo arrivo a Londra era relativamente recente. Probabilmente l'apertura della bottega in Mansell Street risale ai primi anni Settanta, quando il giovane russo aveva poco più di vent'anni. Lo conferma un annuncio pubblicitario Charatan del 1924 che recita: "Dopo cinquant'anni - La pipa perfetta". Quella relativa al 1863 sembra insomma una versione dei fatti piuttosto recente.
La domanda di naturalizzazione del 1878 ci offre un altro importante indizio: Frederick non arrivava direttamente dalla terra d'origine ma da un Paese, l'Austria, che era allora protagonista (soprattutto la capitale, Vienna) nella nobile lavorazione dell'ambra e della schiuma di mare. Una cronaca dall'Esposizione di Parigi del 1867 assicura che il padiglione austriaco esponeva gli esemplari più raffinati di pipe e bocchini in quei materiali. Facile che il giovane Charatan, nel cammino fra la madre Russia e la nuova patria britannica, avesse già imparato l'arte di creare le pipe Meershaum: con esse partì nel suo piccolo negozio-laboratorio in Mansell Street e tali furono i favori del pubblico che dovette quasi subito ingrandirsi passando in Prescot Street, subito dietro l'angolo, a due passi dal Tower Bridge.
Nella Londra degli anni Settanta operavano ben trenta fra importatori e intagliatori di Meershaum, ma la vera novità, destinata a rivoluzionare il mondo del fumo, era un'altra: un fantastico legno di radice importato dalla Francia. Rispetto alla schiuma presentava problemi diversi di lavorazione, ma nessuno che non potesse esser risolto da un artigiano qual era Frederick. Non ci volle molto, e le prime smaglianti pipe in una radica da sogno si fecero notare sul suo bancone.
Quella di Frederick Charatan era la filosofia delle antiche botteghe artigiane. Nel suo laboratorio si entrava da giovani, chi era bravo imparava dagli anziani e, per terminare l'apprendistato, doveva eseguire il suo "pezzo di bravura": una pipa naturalmente. Passando alla radica, il russo transitato dall'Austria non aveva tradito il senso di perfezione e raffinatezza che alla schiuma di mare era strettamente legato. Estrema cura e attenzione al limite del maniacale connotavano tutte le fasi di un lavoro che iniziava letteralmente alla radice, con la scelta del blocco grezzo da sbozzare: contrariamente ad altre, la Casa non si limitava a rifinire le teste pre-forate importate dalla Francia. Anche per i bocchini, solo i migliori materiali erano ammessi. Semplici attrezzi come trapani a colonna, smerigliatrici, lime, carta vetrata erano a disposizione; di quelle apparecchiature più complesse che potevano aumentare la produttività, nemmeno parlarne. La radica era affinata alternando getti di vapore ad alta pressione a lunghi periodi di essicazione in forno: di quelle resine, di quei tannini che avrebbero potuto modificare il sapore del fumo spariva così ogni traccia. Selezione del materiale, lavorazione rigorosamente a mano, lunghi processi portavano necessariamente a una produzione limitata, dunque preziosa: di quelle pipe se ne vedevano poche in giro, ma se ne iniziò a parlare con ammirazione anche all'estero. Anche nella lontana Romagna di Olindo Guerrini. Il clima che si respirava da Charatan era quello di un gruppo affiatato di Maestri fieri della loro arte, ognuno dei quali realizzava la sua pipa dall'inizio alla fine lasciandovi un'indelebile impronta di sé; in un ambiente nel quale il confine fra spazi di lavoro e di vendita non era nettamente tracciato, i clienti erano accolti con cortesia e complicità innescando legami forti, spesso autentiche amicizie. Alla bottega Charatan approdò a un certo punto un giovane deciso curioso e attento, innamorato di quel mondo e di quelle pipe. Un cliente che da allora capitò sempre più spesso: Alfred Dunhill.
Quando nel 1907 Dunhill aprì il suo negozio, frequentava già da tempo Frederick Charatan in Prescot Street. Quel vecchio maestro era il suo modello, ma non riuscire a vender pipe così perfette era per lui motivo di frustrazione. Per questo, nonostante il prezzo, iniziò nel 1908 ad acquistare da lui per rivendere in Duke Street; ma i conti non tornavano, era d'obbligo avviare presto una sua autonoma produzione. Come riuscirci rapidamente? O convincendo Charatan a rinunciare a un paio dei suoi artigiani, o convincendo un paio di quegli artigiani a rinunciare a Charatan! Cosa realmente sia avvenuto non è dato sapere, ma si sa che avvenne. Nel 1910 il sessantunenne Frederick si ritirò lasciando al timone il figlio Reuben proprio mentre il primo nucleo di produzione Dunhill diventava operativo, forte anche dell'esperienza e della maestria di Joel Sasieni, fino a quel momento uno dei migliori Maestri di Charatan. Diverse le coincidenze in questa storia, molteplici e alternative le possibili interpretazioni. Lasciamole tutte aperte, ma su un fatto non ci sono dubbi: nasceva allora una lunga storia di contrapposizione e concorrenza fra due grandi Case. Una delle due, molto più tardi, avrebbe dovuto cedere le armi.
Reuben era entrato giovane nel laboratorio paterno e ne aveva intensamente respirato l'atmosfera. Presto fu promosso "master carver", maestro intagliatore. Giunto, ventitreenne, alla guida dell'azienda ne mantenne invariati la visione e l'assetto puntando sempre a un unico obiettivo: la qualità. Dunque nessuna lavorazione a macchina, radica di primissima scelta, pipe al massimo della raffinatezza prodotte in piccole quantità da autentici talenti che lui stesso contribuiva ad allevare. Altrove, sempre nel centro di Londra, era in continua crescita un altro imprenditore che non si accontentava di produrre ottime pipe ma puntava massicciamente sul marketing, sull'espansione dei mercati, presto anche sulla diversificazione dei prodotti al di là del settore "fumo". Fra le due Case iniziò a correre una sana e stimolante rivalità, ma erano i Maestri Charatan a viverla nella maniera più intensa. Si sentivano aristocrazia della pipa, disprezzavano quel concorrente che produceva sempre di più a scapito (a detta loro) della perfezione assoluta. Di sicuro c'erano differenze fra le due scuole. Già l'affinamento della radica era eseguito con due metodi diversi ognuno dei quali, ai rispettivi utilizzatori, sembrava il migliore. Ma l'aspetto cruciale, quello nel quale Dunhill e Charatan divergevano nettamente, era un altro. Per Alfred Dunhill e i suoi successori era prioritario assoggettare qualsiasi esemplare alle rigide specifiche di forma, dimensioni, finitura assegnate a un determinato modello. Cose del genere non erano nemmeno immaginabili in casa Charatan, dove il modello prescelto aveva sempre una certa elasticità d'esecuzione. A comandare non erano le rigide specifiche di Dunhill ma due fattori complementari ugualmente importanti: la personalità di questo o di quel Maestro, la stessa radica in lavorazione con le irrepetibili peculiarità delle sue venature. Molti affermano che sia stato proprio Charatan, con grande anticipo sui tempi, il primo a valorizzare la fiammatura.
L'acceso confronto fra le due marche si estendeva ai rispettivi affezionati fumatori, sempre pronti alla polemica più o meno garbata. Così, mentre il tempo passava, le due Case continuarono a fronteggiarsi a colpi di perfezione, qualità e reconditi messaggi. La seconda guerra mondiale assestò a entrambe un colpo tremendo. Dunhill vide danneggiato gravemente il suo pricipale negozio a Londra, Charatan l'unico negozio-laboratorio di cui disponeva.
Herman Lane era un giovane tedesco di Dresda, già con incarichi di responsabilità nell'azienda di famiglia operante nel campo del tabacco e delle sigarette, fondata dal nonno nel 1890. Una grande azienda, che Herman decise di abbandonare nel 1937: oltre che tedesco, era ebreo. Sbarcò negli USA insieme alla moglie e pochi soldi, ricco solo di grandi capacità, esperienza e una fitta rete di contatti internazionali: quanto bastava per aprire l'anno dopo a New York un negozio specializzato in tabacco e pipe. In pochi anni ricreò in terra americana quello che aveva perduto in Europa, costruendo sempre nel campo dei prodotti da fumo un impero da 150 dipendenti. Presto si mise a importare pipe prodotte in Europa, che in America erano molto richieste; così la sua strada si incrociò, subito dopo la guerra, con quella di Charatan il quale, superato caparbiamente il danno delle bombe, stentava a riprendere la corsa. Nel 1955 Lane divenne distributore esclusivo Charatan per gli USA; già da prima, attratto dall'indubbio potenziale del marchio, aveva preso a frequentare lo stabilimento londinese nel frattempo trasferito in Grosvenor Street, quartiere di Mayfair, ma ora le visite s'infittivano e si trovò più d'una volta a consultare i documenti aziendali: lì, con sua grande meraviglia, scopriva pile di ordini inevasi. Ma come conducevano gli affari questi meravigliosi artigiani? Intuì che era compito suo iniziarli ai principi del marketing, convincerli a incrementare la produzione: sennò come avrebbero potuto attestarsi in America? L'influenza di Lane aumentò dopo il 1962 quando, morto Reuben, la famiglia trovò conveniente opportuno o forse inevitabile cedergli l'azienda. Seguirono anni di cambiamenti. Pur rispettando la visione generale Charatan, Lane diversificò la produzione ammettendo anche esemplari di grado inferiore e inseguendo la clientela a colpi di novità e varianti. Segno distintivo di gran parte delle pipe divenne il Double Comfort, un bocchino a sella che oltre al classico scalino, vicino all'imboccatura ne presenta un secondo con l'effetto di assottigliare ulteriormente lo stelo: un'innovazione che ebbe e ha tuttora i suoi estimatori e i suoi detrattori. Nel 1962, oltre alla Charatan, Lane aveva acquistato la Ben Wade, società di Leeds che fabbricava pipe con procedimenti industriali, tenendola in vita fino al 1965. Poi la chiuse e trasferì in Grosvenor Street i macchinari. C'è chi giura che alla Charatan non li misero mai in funzione; ma è pur vero che il mercato americano richiedeva sempre più pipe, le quali (oltre che nel noto laboratorio) furono prodotte, sempre a Londra, in quelli di Camden Town (1969) e Holloway (1973).
Herman Lane aveva salvato Charatan dal tracollo. Grazie alle sue doti di businessman, alla sua abilità nel marketing, aveva trasformato quel marchio di nicchia in un fenomeno internazionale; gli orgogliosi Maestri votati alla perfezione avevano dovuto ingoiare più di un compromesso. C'è il sospetto che a un certo punto il marketing abbia prevalso su tutto il resto; ma erano anni difficili per le pipe; tanto difficili che a un certo punto, di fronte a una buona offerta, la Lane ltd. vendette, incassò e passò oltre.
Era il 1976 quando la notizia piombò, con l'effetto di una nuova bomba, nel laboratorio di Grosvenor Street. Non solo la società era stata ancora venduta, c'era molto di più: il compratore era Dunhill! Non esattamente l'acerrimo nemico di un tempo, piuttosto un'azienda multinazionale inserita in un gruppo ancora più grande nel quale la famiglia d'origine aveva ormai poco peso. Eppure lo smacco era pesante, e ancor più pesava la consapevolezza che da quel momento Charatan perdeva un'autonomia che la gestione Lane aveva solo attenuato. Molti dei Maestri, da Kenneth Barnes a Barry Jones, da Dennis Marshall a Dan Tennison, non se la sentirono di restare; certo non abbandonarono il mondo delle pipe, iniziando anzi a splendere di luce propria. Il nuovo proprietario, ovviamente, badò innanzitutto agli interessi del gruppo. Dopo una fase di continuità solo apparente, il glorioso laboratorio londinese (1982) fu chiuso e la lavorazione trasferita a Walthamstow nei sobborghi a Est di Londra dove, a un diverso indirizzo, c'erano già i laboratori Dunhill. Il marchio Charatan si appannò presto, finché a non fu più ritenuto di alcun interesse e passò nuovamente di mano.
Di quel mitico gruppo affiatato di Maestri fieri della loro arte, che rimaneva? Il marchio. Il quale nel 1988 fu ceduto a una importante società americana d'importazione e distribuzione del tabacco, la James B. Russel, e venne apposto su pipe fabbricate nella francese Saint-Claude, probabilmente presso la manifattura Butz-Choquin. Pipe dignitose; ma delle autentiche Charatan portavano solo il nome. I fumatori reagirono con indifferenza e nostalgia. Quando nel 2002 la James B. Russel chiuse i battenti sembrò concludersi anche la favolosa parabola della Charatan. Ma anche nel mondo delle pipe arrivano i principi azzurri, qualche volta; e in questi casi il lieto fine è assicurato. Anche se il principe azzurro si chiamava (nuovamente) Dunhill.
Sì: nel 2002, quattordici anni dopo avere svenduto il glorioso marchio, la celebre Casa ora inserita in una multinazionale del lusso lo riacquisiva per una semplice ragione. I tempi erano cambiati, e con essi la visione di chi produce pipe per offrirle a una clientela sempre più esigente. Ora diventava intelligente opportuno e conveniente valorizzare, riproporre, rilanciare una serie di antichi e gloriosi marchi che nell'immaginario dei fumatori non erano mai tramontati e aspettavano solo di riapparire sulla scena. Tornata solo per qualche mese nei laboratori di Walthamstow, Charatan è poi migrata a Chatham, nel Kent, dove ora rivive nei laboratori di Invicta: marchio creato nel 1974 da Colin Fromm e Colin Leeson, recentemente inserito nell'orbita Dunhill con il preciso intento di rilanciare Charatan e non solo Charatan. Colin Fromm, Maestro del free-hand, il più noto fra gli artigiani Invicta, è al lavoro.
Milano, aprile 2014