Circolano da qualche tempo voci su una pipa speciale e straordinaria, così esclusiva da esser offerta in un solo esemplare; non semplicemente una pipa ma qualcosa di più. Anni di lavoro presso una Casa ben nota, una profusione rara di materiali preziosi, il meglio delle eccellenze artigianali, una richiesta adeguata... Solo voci? No, è tutto vero: siamo in grado di confermarlo.
Parlando di pipe si parte ovviamente dalla radica; e a un buon fumatore il termine "straight grain" dovrebbe dire già tutto. Ma in questo caso è dir poco: più di duecento volte gli specialisti di "The White Spot" hanno interrotto la lavorazione, ripartendo da zero con un nuovo selezionato plateau della miglior radica mediterranea, perché era emersa una pur lieve imperfezione. Dopo più di duecento tentativi si è giunti finalmente al plateau giusto: ed ecco una "straight grain" impeccabile cui corrisponde, alla base, l'eccellenza d'un occhio di pernice assoluto. Il fondello a sezione quadra fluisce nel bocchino in ebanite nera (l'imboccatura è foggiata a mano) sul quale, in prossimità della giunzione, ammicca un inconfondibile pallino bianco. La pipa perfetta, dunque? Certamente, ma non solo: la forma della testa, le sue straordinarie finiture e sovrastrutture ne fanno qualcosa di "altro", di quasi inverosimile nella sua unicità.
Una torre da mille piedi: trecento metri e più. Edificata al Campo di Marte in due anni due mesi e cinque giorni. Era l'utopia fatta realtà; il frutto d'una rampante tecnologia, l'orgoglio d'una nazione; l'icona dell'Esposizione Universale. Per cinquant'anni l'idea della "torre da mille piedi" aveva affascinato fior d'ingegneri, ma nessuno di quei progetti era andato oltre la carta. Solo allora, 31 Marzo 1889, Alexandre Gustave Eiffel poteva finalmente lanciare lo sguardo al suo colosso ultimato. Alcuni l'avevano osteggiata fin dal progetto quella torre. Non pochi la consideravano uno sfregio all'immagine di Parigi: ne sarebbe diventata il segno distintivo, il marchio indelebile. Ma di più: meraviglia dei tempi moderni, si sarebbe impressa nell'immaginario delle moltitudini in tutto il mondo.
Quando Kalmon S. Hener, il 15 Marzo 2007, si mise a tracciare schizzi di una pipa ispirata alla Tour Eiffel, certo non era indifferente al fascino di quella sagoma che, come un antico titano, si staglia nel cielo della capitale francese. Un obelisco moderno che, c'è da immaginarlo, aveva affascinato a suo tempo anche un inglese dotato, proprio come l'ingegner Eiffel, di genio visionario, spirito d'iniziativa, attitudine alla sperimentazione, amore per le cose ben fatte: il fondatore del famoso marchio inglese. Con lui, nel 1907, esordiva un nuovo stile nel mondo della pipa. Cent'anni dopo aveva inizio l'avventura creativa, artistica, artigianale di cui stiamo parlando: la pipa speciale e straordinaria, anzi il "ben più d'una pipa", prendeva le mosse proprio dagli schizzi di Kalmon S. Hener, direttore di prodotto di "The White Spot": divisione della Alfred Dunhill Ltd.
I quattro piloni ai vertici del quadrato si elevano inclinati per convergere gradualmente, armoniosamente, in un'unica cuspide di sommità, collegati fra loro da un intrico di aste diversamente orientate e, al primo livello, da quattro archi. Ma questa Tour Eiffel è alta solo 160 millimetri. La parte inferiore della sua struttura reticolare abbraccia strettamente la radica della "White Spot Eiffel Tower Pipe"; la parte che segue si eleva sul fornello e ne costituisce il prezioso coperchio; la più alta è amovibile e ospita al suo interno un pigino ispirato all'obelisco di Place de la Concorde. Questa Tour Eiffel non è d'acciaio ma d'oro giallo 18 carati in lamine finemente lavorate con le tecniche d'un secolo fa. I quattro spigoli della torre e la fascia che individua il primo livello sono adornati di diamanti. Gli archi alla base e la fascia del secondo livello, di zaffiri. La fascia sommitale, di rubini. Come cuspide vi è uno zaffiro "pan di zucchero" cabochon. Al pigino, anch'esso in lamina d'oro, sono stati applicati rubini e uno zaffiro cabochon in sommità. I colori delle pietre non sono casuali, se bianco rosso e blu significano qualcosa per i Francesi. Non c'è dubbio: per arrivare a questa pipa nulla è stato risparmiato in fatto di idee, materiali, lavorazione; ma non stiamo parlando solo di una pipa.
Al momento di por mano alla torre, Alexandre Gustave Eiffel era già noto e affermato nel campo delle costruzioni in ferro: ponti, grandi coperture di edifici, anche la struttura portante della Statua della Libertà a New York. La torre fu il culmine della sua carriera: in seguito si dedicò solo a esperimenti scientifici eseguiti proprio in cima ad essa. Nel 1900, per i tipi della Société des imprimeries Lemercier di Parigi, pubblicò a sue spese "La Tour de Trois cents mètres": opera in due grandi volumi edita in soli 500 esemplari numerati da donare a un ristretto novero di persone importanti oltre che a biblioteche, università, associazioni e società scientifiche. Uno dei volumi ospita una relazione approfondita su tutti gli aspetti della progettazione e della costruzione; l'altro riproduce, oltre che alcune foto, un gran numero di affascinanti tavole progettuali. Un'opera del genere, rarissimo tesoro bibliografico, doveva per forza essere abbinata come naturale complemento alla " White Spot Eiffel Tower Pipe". Ad essa si è deciso di aggiungere "L'Exposition de Paris": ottanta dispense illustrate edite dalla Librairie Illustrée di Parigi fra il 1888 e il 1890 e poi raccolte in due pregevoli volumi. Sfogliandoli si respira direttamente, nei tanti suoi aspetti, l'atmosfera della grande Esposizione Universale; ma una sezione si concentra sulla Tour Eiffel e sulle vicende della sua costruzione. Ultima integrazione alla "White Spot Eiffel Tower Pipe": un volume moderno che riproduce disegni del progetto aggiungendovi alcuni testi sulla torre e su Eiffel. Dunque, la pipa; più i cinque volumi; più altre cose che diremo. Dove riporre tutto ciò?
La prima impressione è che la Tour Eiffel sia stata fatta a pezzi. E che i tanti suoi frammenti giacciano in creativo disordine su alcune superfici. Un legno raro e variegato del Centro America, lo ziricote, fa da sfondo; le travature della torre nella loro varietà, coi loro caratteristici motivi decorativi, sono in legno di palma. Le trame e le composizioni che gli ebanisti sono riusciti a creare sono tali che nemmeno il più complesso caleidoscopio riuscirebbe a eguagliarle. In un ovale posto al centro, proprio sotto la teca in cui è custodita la pipa, vi è un "disegno" a colori tratto da un'antica stampa: una fase della costruzione con la torre incompleta sullo sfondo e le maestranze in primo piano. Per realizzarlo non ci sono voluti né matite né pennelli ma solo materiali naturali: tessere grandi, medie, minuscole in quasi trenta tipi differenti di legname oltre che in zigrino e madreperla. E' questo intarsio il pezzo di bravura in un insieme già eccellente, al quale gli ebanisti hanno lavorato per più di diciotto mesi.
Iniziamo ora ad aprire le due ante della parte inferiore del mobile, quella che sta sopra al basamento finito in ziricote, zigrino e legno di palma: dentro ci sono i cinque volumi nei loro alloggiamenti; all'interno delle ante due medaglioni in bronzo raffigurano la Tour Eiffel e il profilo del suo ideatore. In posizione non dichiarata c'è anche un cassetto segreto che ospita una chiave: consente di aprire il coperchio superiore ribaltabile accedendo alla pipa, posta al centro in corrispondenza della parte trasparente del coperchio. Alla sua sinistra troviamo: in alto il sontuoso astuccio di pelle di capra per trasportarla, nel cassetto un paio di guanti neri da gioielliere per maneggiarla. Alla sua destra: in alto la capsula d'argento, finemente incisa con l'immagine della pipa, che ne contiene il certificato d'autenticità, nel cassetto un piccolo libro che ne illustra sinteticamente le caratteristiche oltre che quelle di tutto l'insieme.
Ora che la "White Spot Eiffel Tower Pipe" ci ha svelato i suoi segreti possiamo capire il perché della definizione iniziale: "speciale e straordinaria". Chi sognasse di possederla sa bene che l'acquisto è impegnativo: riveleremo riservatamente la cifra solo ai seriamente interessati. Al Pascià, uno dei pochi punti vendita abilitati alla transazione, metterà poi il fortunato cliente in diretto contatto con "The White Spot".
Milano, giugno 2015