Prima frazione: seminare, coltivare, raccogliere/ cambio. Seconda frazione: curare, fermentare, stagionare/ cambio. Terza frazione: scegliere e abbinare, trinciare, aromatizzare, pressare, confezionare/ cambio. Quarta frazione: trasportare, distribuire, vendere/ cambio. Quinta frazione speciale e personale: aprire, preparare, caricare, accendere... fumare!
Così, con l'immagine di una veloce staffetta dalle regole semplici e chiare si potrebbe sintetizzare il lungo cammino che dal seme porta al fumo; ma la realtà è sempre più complicata di come la si descrive, in particolare quando si parla di tabacco. Già esaminando l'insieme delle operazioni legate alla coltivazione, alla cura, alla fermentazione, alla stagionatura si affonda in un mare di casi, sottocasi, eccezioni, varianti. Con il modello-staffetta non è diverso. Non sempre c'è un netto confine fra una frazione e l'altra, e nemmeno così univoci sono i momenti in cui si passa il testimone: è possibile ad esempio che sia lo stesso coltivatore a proseguire in alcune parti della cura. Chi opera nella seconda frazione si impegna a volte in operazioni che a rigore caratterizzerebbero la terza. In quanto alla fermentazione e alla stagionatura, partono sì dalla seconda frazione ma si ritrovano spesso anche nella terza e, in tono minore, nelle successive. L'arte del blending che, come vedremo, sta al centro della terza frazione, può riemergere nella quarta e anche nella quinta. A volte i passaggi di mano sono di più o di meno rispetto a quelli che abbiamo appena accennato. Possono verificarsi fra diverse aziende oppure semplicemente fra diverse divisioni di un unico grande soggetto. Detto questo, proviamo ora a vedere a grandi linee, e con le riserve appena espresse, che cosa succede al tabacco quando dalla seconda frazione, passa alla terza. Concentrando però la nostra attenzione sul prodotto destinato alla pipa.
Superate le fasi della coltivazione, della cura, della fermentazione e/o della stagionatura, il tabacco è già "quasi" pronto. Lo offrono in una vasta gamma di varianti i produttori di tante parti del mondo. Le differenze, anche notevoli, vengono dalle caratteristiche genetiche delle piante, dal clima, dal terreno, dalle tecniche di coltivazione, dalle peculiarità delle lavorazioni subite. E' una ricchezza, questa, che però poco interessa agli amatori della pipa: questi tabacchi allo stato originario non sono particolarmente gradevoli da fumare e raramente si trovano in commercio. Di norma, passando di mano in quantità medie o grandi, arrivano a un genere ben definito di operatori: i blenders.
Il blend è una miscela, una mescolanza, una mistura, un miscuglio. L'azione del blender è quella di fondere, mescolare, armonizzare, mischiare, mettere insieme, ottenendo blends, miscele". Lo scopo è duplice: da un lato si lavora per offrire al consumatore qualcosa di unico, particolare, attraente, frutto di sapienti accostamenti e dosaggi; dall'altro si risponde alla necessità di rinnovare ogni anno le stesse riconoscibili qualità di una formula già popolare variando le proporzioni di ingredienti che di stagione in stagione modificano in qualche misura le loro caratteristiche. Questo per quanto riguarda l'oggi. Alle origini del fenomeno, che possiamo situare in Olanda nella prima metà del Seicento, le ragioni erano altre: mescolando tabacchi di diversa provenienza si riusciva a piazzare anche la produzione più scadente. Si può poi immaginare che, di miscela in miscela, si sia imparato a coltivare con sensibilità l'arte del blending e che i fumatori, diventando via via più esigenti, abbiano via via premiato con le loro preferenze chi proponeva la formula più gradevole e fragrante.
I blenders sono specialisti che lavorano in proprio o per conto di società piccole medie o grandi; il loro compito è scegliere e acquistare da tanti fornitori le più diverse partite di tabacco. In alcuni casi si organizzano aste nelle quali si assegna un lotto alla volta; in altri è tutta una produzione a essere acquisita da un'unica Casa eventualmente titolare di opzione. E' nei magazzini, nei luoghi di lavorazione dei blenders che tabacchi d'ogni tipo e provenienza s'incontrano e sono sottoposti ai diversi generi di trasformazione necessari a farne prodotto finito e confezionato. Alcuni di essi sono quelli che costituiranno la "base", la massa preponderante del miscuglio; altri, da impiegare in minori proporzioni, sono i "condimenti" destinati a esaltare, attenuare, correggere, contrastare, armonizzare, aggiungere quella sfumatura che rende unica una miscela. Ma come sempre le regole non sono così rigide, e un "condimento" può diventare importante in una particolare formula. Si tratta quasi sempre di tabacchi omogenei, le cui foglie hanno tutte "la stessa storia"; ma può capitare che il blender inserisca nel suo cocktail anche una sorta di blend che qualcun altro ha realizzato prima di lui.
Guardiamoli ora da vicino i principali tabacchi originari impiegati nei prodotti per pipa. Li vedremo uno a uno senza entrare troppo nel dettaglio, tenendo però presente che spesso si tratta di famiglie di tabacchi al cui interno sono tanti i tipi e i sottotipi.
Virginia
Questi tabacchi costituiscono spesso la base dei blend, altre volte ne sono soltanto uno dei componenti. Leggeri, hanno un aroma complesso e delicato, dolce, fruttato, a volte piccante, comunque inconfondibile e penetrante. Ricchi di zuccheri e olî essenziali, tendono in genere a bruciare rapidamente aumentando anche troppo la temperatura del fumo se non si controlla bene la fumata; inoltre la loro natura alcalina può causare fastidiosi pizzicori alla lingua. Non eccessiva è la percentuale di nicotina. La cura tipica cui sono sottoposti è quella a fuoco indiretto (flue) spesso nella sua versione più recente (bulk), ma l'alto contenuto di zuccheri consiglia un ulteriore trattamento di stagionatura che rende il prodotto più complesso e pastoso. Il Virginia più noto è il "bright" dai riflessi dorati, ma ci sono pure il "red" e i più scuri "matured" e "stoved", sottoposti rispettivamente a lunga stagionatura e a una sorta di cottura. Questi ultimi trattamenti attenuano il fenomeno del pizzicore alla lingua. Coltivato originariamente in Virginia, questo tabacco ha ormai messo radici in mezzo mondo: dal Canada al Brasile all'India alla Cina, all'Africa oltre a diversi Stati USA.
Burley
Tabacchi di base anche questi, da usare però con maggior prudenza rispetto ai Virginia per la loro tendenza a prevalere sugli altri. Corposi, hanno un certo sentore di nocciola, ma spesso sono aromatizzati: la porosità delle loro foglie facilita questo genere di trattamenti. Hanno una percentuale bassa di zuccheri, per questo bruciano con la giusta lentezza; in quanto a nicotina, il tenore è alto. Curati in genere ad aria, hanno diverse varietà. La scura, detta Kentucky Burley (ben diversa dal Kentucky), serve a dar corpo; la White (molto usata per le sigarette) è leggera e dolce, serve ad ammorbidire miscele altrimenti troppo amare o pungenti. La produzione è in diversi Stati USA, innanzitutto il Kentucky, ma anche in altri Paesi come Brasile Malawi e Argentina.
Cavendish
Rispetto agli altri prodotti qui elencati rappresenta l'anomalia: non si tratta di un tabacco ma di una lavorazione cui vengono sottoposti diversi tabacchi. Il Cavendish, nelle sue tante varianti, è dolce e morbido, con un ottimo aroma e brucia molto regolarmente. I tabacchi impiegati per produrlo sono soprattutto Virginia e Burley ma anche Maryland o una miscela fra di essi. Le foglie sono prima trattate col vapore così che i pori si aprano, poi aromatizzate in vari modi con rum, sciroppo d'acero, liquirizia, cacao e altre sostanze naturali o artificiali; infine sottoposte ad alta pressione (con fermentazione) per un tempo variabile. Le fasi di vaporizzazione, aromatizzazione e pressione possono anche essere ripetute più volte. A seconda della zona di produzione ci sono differenze: sia nella scelta dei tabacchi che nelle modalità del trattamento: l'aromatizzazione ad esempio è molto più marcata negli USA che non in Inghilterra. Il "pane" di tabacco che comunque se ne ricava viene poi fatto finemente a fette che vengono frazionate in piccoli nastri.
Perique
E' il classico "condimento". Anche per via della scarsa produzione è considerato il "tartufo" dei tabacchi da pipa. Aroma molto intenso e fortemente speziato, sotto alcuni aspetti paragonabile a quello di certi vini, ha un aspetto scuro e oleoso e si presenta in piccoli frammenti, sa di prugna e pepe ma è capace di assumere tante diverse sfumature a seconda dei tabacchi cui è abbinato. Alto il contenuto di nicotina, brucia molto lentamente; aggiunto a un Virginia gli conferisce maggiore aromaticità. Il tabacco impiegato per il Perique autentico dev'essere una particolarissima pianta, affine al Burley rosso, che riesce a svilupparsi con le desiderate caratteristiche solo in una ristrettissima zona della Louisiana: un fazzoletto di soli 6,5 ettari nei quali la composizione del terreno e il microclima sono talmente particolari da non essere replicabili. Altrettanto particolare procedimento di cura, nel quale la fermentazione ha un ruolo fondamentale e inizia molto presto, dopo un periodo di essicazione all'aria di sole due settimane. Tolte le nervature più dure, le foglie vengono fortemente compresse in botticelle da whisky e lasciate a lungo a macerare nel loro stesso succo, con pause durante le quali il tabacco viene estratto e arieggiato. Vista la forte richiesta, si è tentato più volte di coltivare altri tabacchi per produrre il Perique: un risultato soddisfacente si è ottenuto con la varietà Kentucky Green River Burley. Mescolando queste foglie con quelle del vero Perique e lavorando il tutto adeguatamente si ottiene quello che è denominato l'Acadian Perique: una discreta imitazione che però non è l'originale, ma è comunque impiegata il più delle volte nelle attuali miscele.
Dark Fired Kentucky
In qualche modo imparentato con il Burley, ma ben diverso, questo tabacco rientra nella categoria dei condimenti: è capace di conferire robustezza ai blend. La cura a fuoco diretto gli conferisce particolari caratteristiche di aroma e gusto: molto forte e di colore scuro, ha un buon corpo, aromi marcati, un tipico retrogusto affumicato e un alto contenuto di nicotina. E' prodotto in quantità limitate sia in USA che in Africa che in Europa, Italia compresa dove è l'ingrediente fondamentale dei sigari Toscani.
Maryland e Carolina
Per completare la rassegna dei tabacchi "americani" accenniamo a questi due prodotti dal sapore neutro, curati ad aria; utili, come riempitivi, a bilanciare le caratteristiche dei Virginia e dei Burley.
Orientali
Coltivati nei territori del Mediterraneo orientale (Bulgaria, Repubblica di Macedonia, Grecia, Turchia, Libano...) questi tabacchi hanno foglie più piccole rispetto a quelli fin qui considerati. Alcuni sono speziati e dolci, altri più aspri. Li accomuna il fatto di essere fortemente aromatici, con un buon corpo, e di essere curati al sole. Nel loro insieme (spesso non si reperisce la singola qualità ma un blend di questi tabacchi) possono solo in pochi casi costituire la base di miscele molto caratteristiche, ma più spesso sono impiegati come condimenti.
Latakia
Un Orientale molto particolare il cui nome rimanda alla principale città portuale siriana: siriane sono infatti le sue origini, anche se oggi lo si produce quasi totalmente nell'isola di Cipro. Dal caratteristico aroma affumicato, dotato di grande aromaticità, è il classico condimento presente in molte miscele, specie di gusto inglese ma non solo. Bruciando con relativa difficoltà, il Latakia dà un fumo fresco, aggiunto al Virginia, ne può temperare i "bollori". La versione originaria siriana tende al grigio scuro ed ha un gusto incensato; ma qui i verbi andrebbero declinati all'imperfetto, giacché la produzione attuale è pressoché nulla. Le piante impiegate erano di una varietà semiselvatica: la Nicotiana Acuminata. Lasciate a seccare intere all'aperto per alcune settimane, erano poi curate a fuoco diretto di pino quercia e arbusti aromatici, indi sottoposte a fermentazione. L'attuale versione cipriota è marrone scuro, quasi nero, ed ha il sapore della torba. Per ottenerla si utilizza solo la parte apicale della varietà Smyrne (dalle restanti foglie si ricava tabacco orientale). Dopo l'iniziale essicazione, si procede alla cura a fuoco diretto di mirto e lentisco aerando spesso i locali per evitare condense. Poi il tabacco viene "impacchettato" e lasciato riposare per almeno sei mesi: una sorta di stagionatura che sostituisce la fermentazione dell'originario Latakia siriano, del quale anche per questa ragione non si riesce a eguagliare la qualità.
Tropicali
Tabacchi scuri curati ad aria e poi sottoposti a fermentazione di massa, di colore variabile così come variabili sono le dimensioni delle foglie, hanno buona combustibilità, aroma e gusto caratteristici "di sigaro": non per nulla è alla produzione di sigari che in genere sono destinati. Ma possono fare anche da condimento nelle miscele per pipa conferendo corpo e retrogusto. Sono coltivati in varie parti del mondo: dai Caraibi fino a Java e Sumatra.
Per approfondimenti, vi suggeriamo la consultazione del libro di Maurizio Capuano e Daniele Vallesi "Home Blending"