Aveva risalito il Fiume Giallo con tanta fatica, ora una cascata le sbarrava la strada: era la Porta del Drago! Impiegò tempo a prender coraggio, poi spiccò un gran salto e sussultò, si dimenò a furiosi colpi di coda, lottando controcorrente con tutte le forze e anche di più, fino allo sfinimento, oltre la coscienza di sé, con rabbia, dolore, disperazione, determinazione. Giunta esausta alla sommità si credette morta, ma stava solo cambiando natura: gli dei, ammirati, l'avevano trasformata in un magnifico dragone concedendole l'immortalità.
Mentre in altre parti del mondo le carpe sono solo pesci, in Paesi come Cina e Giappone significano molto di più. Animali resistenti, tenaci, longevi (come quello della leggenda cinese qui sopra) simboleggiano coraggio e perseveranza, amore e amicizia. La loro immagine è spesso usata a scopo augurale e scaramantico. Specie in Giappone, non si tratta di carpe comuni ma di esemplari addomesticati ornamentali dagli splendidi colori che popolano laghetti da giardino e stagni. il loro allevamento è molto popolare. Chiamate nishichigoi, "carpe broccate", o più semplicemente koi, sono spesso presenti nelle espressioni visuali della tradizione nipponica, amata per la sua essenziale armonia e l'attenzione ai minuti dettagli della natura.
Risale al 1927 l'incontro fra l'azienda britannica Alfred Dunhill Ltd. e la giapponese Namiki Manufacturing co. Ltd.: fu allora che il responsabile vendite di quest'ultima presentò i suoi prodotti ad Alfred Dunhill in persona. Dalla collaborazione nacquero splendide penne stilografiche Dunhill illustrate a lacca con i soggetti e secondo le tecniche tradizionali del Sol Levante; qualche anno dopo anche su alcune pipe fu eseguito lo stesso genere di decorazioni: esemplari oggi tanto rari quanto desiderati dai collezionisti di tutto il mondo. Negli ultimi anni la casa del "pallino bianco" ha ripreso la tradizione offrendo pipe Namiki in piccolissime tirature. Ultima arrivata è la White Spot Namiki Two Carps.
Ebbene sì, sono due carpe koi. Occhieggiano nuotando in tondo dalla testa di una classica Billiard gruppo 4 (4103) impreziosita (oltre che dall'immagine in lacca) da una ghiera d'oro 18 carati incisa. I due simbolici pesci "giocano" nell'acqua sul lato opposto al cannello, così che ad ammirarli non è chi fuma ma il suo interlocutore. Sempre sulla testa, ma volta verso il fumatore, c'è la firma dell'artista: il giapponese Yutaka Sato, o semplicemente Yutaka.
Pipa perfetta in ogni senso, la Two Carps è classificata nella categoria "exceptional grade A"; finita in lacca nera, ha un bocchino pieno ricavato a mano da una barra di ebanite. La sua singolare illustrazione ha richiesto sei mesi di lavoro con le antiche tecniche giapponesi Maki-e: "dipingere con spruzzi d'oro" significa letteralmente il nome di questo procedimento dalle mille varianti basato innanzitutto sulla lacca.
Una lacca speciale, la più raffinata, chiamata urushi: sostanza lattiginosa ricavata dalla Rhus verniciflua, pianta diffusa in diversi territori dell'Asia Orientale. Ma è in Giappone, dov'è chiamata urushi come la lacca, che la pianta dà il meglio di sé. La linfa che se ne estrae è preziosa: nei 14 - 15 anni del suo periodo utile il singolo albero non ne dà più di 200 grammi. Applicata a un oggetto rende quasi inalterabile (oltre che spaventosamente bella) la sua superficie.
Tecnica millenaria, la Maki-e assurge a una dimensione fra materiale e spirituale. Richiede calma, precisione, concentrazione, sapienza, esperienza. Il makieshi (artista del Maki-e) utilizza insieme all'urushi pigmenti naturali, polveri e piccole scaglie di metalli preziosi come oro argento platino ma anche frammenti di guscio d'uovo, madreperla, conchiglie rare. Fra i suoi strumenti: sottilissimi tubi di bambù, piccoli pennelli dalle setole di diverse rigidezze, frammenti di carbone di legna da utilizzare come delicatissimi abrasivi... I metodi di lavoro sono molti e diversificati: dipende dall'effetto che si vuol ottenere, dai materiali, da forma consistenza e finezza dei grani impiegati nella decorazione. Si potrebbe dire che per ogni oggetto l'artista "inventa" la procedura giusta, o che ogni artista ha le sue particolari procedure. Ma è comunque un processo lungo, cadenzato e condizionato dai tempi di solidificazione dei diversi strati di lacca, dai modi di applicazione dei frammenti su un fondo ancora fresco o su un disegno appena realizzato in lacca per poter "bloccare" le polveri preziose che vi vengono asperse o spruzzate. In certe fasi gli strati sovrapposti arrivano a nascondere il disegno, ma questo viene poi riportato alla luce strofinando via un poco di lacca con il carbone di legna... Ne risulta un fantastico gioco di bagliori iridescenze e trasparenze: l'impressione è che l'illustrazione non sia semplicemente applicata all'oggetto che fa da supporto, ma che in esso sia intimamente inclusa.
Il disegno sulla pipaWhite Spot Namiki Two Carps risulta dall'impiego di tre diverse tecniche. Per il pesce più chiaro: la Rankaku, che impiega piccoli frammenti di uovo di quaglia. La carpa rossa è realizzata con tecnica Vermillion, combinazione fra Taka Maki-e (figura in rilievo) e Togidashi Maki-e (utilizzo di polvere e scaglie d'oro in più strati, trattamento finale con carbone di legna). L'acqua in cui "giocano" le carpe è resa viva da sparse iridescenze grazie alla tecnica Raden che fa ricorso a frammenti minuti di madreperla.
La White Spot Namiki Two Carps è presentata, insieme al suo curapipe in ebanite, in una sontuosa confezione di legno laccato nero che racchiude anche una copia del libro "Namiki - The Poignant Beauty of Fragile Things" autografata dall'autore Jean-François Canton.
Yutaka ne ha realizzato per The White Spot venticinque esemplari numerati, simili tra loro ma con impercettibili diversità: in altre parole, altrettanti pezzi unici ognuno con il suo certificato di autenticità. Considerando che il numero uno rimarrà negli archivi della Casa, sono solo ventiquattro le White Spot Namiki Two Carps a disposizione di fumatori e collezionisti di tutto il mondo. Uno di essi è riservato ai clienti di Al Pascià.
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