È bene, per iniziare, mettere in fila alcuni dettagli (in particolare, le date) tratti dai “racconti” apparsi nella prima parte di questa storia, aggiungendo altri elementi da altre fonti.
-1843 (circa), Louis Abram:
il signor Bougnol detto Andrivet (di Saint-Paul de Fenouillet) incontra un pastore che fuma una pipa di radica; in pochi giorni produce ébauchons e pipe finite.
-1849, Paul Émile Poitras:
F. Vassas scopre che sui Pirenei e altri luoghi del Mediterraneo il legno di Erica è utilizzato per costruire rozze pipe. E fa della radica il suo mestiere.
-1850 (circa) dall’articolo Note sur l'Erica arborea et sur l'emploi de ses souches dans la fabrication des pipes di Auguste Chevalier sulla Revue de Botanique Appliquée & d'Agricolture Coloniale, 1927:
Secondo Vincent Davin, vice-direttore onorario del giardino botanico di Marsiglia, l’industria della pipa in radica è nata attorno al 1850 a Saint-Paul de Fenouillet nei Pirenei Orientali.
-1851 (circa), dal Rapport de Natalis Rondot sur l'Exposition universelle de 1862, del 1863:
dal 1851 si producono a Saint-Claude pipe in radica.
-1853, dal giornale Le Pantheon de l’industrie del 1883, articolo La fabrication de la pipe firmato da Vernier:
È attorno al 1853 che apparvero in Francia le prime pipe in radica… Erano molto semplici
-1854 dal giornale La Peuple del 1929, articolo Les industriels de la pipe de Saint-Claude… di Eugéne Morel:
È nel 1854 che l’industria della pipa in radica ha fatto la sua apparizione a Saint-Claude
-1854, Theofile Laurent:
nel 1854 arrivano a Saint-Claude le prime radici di erica ma sono scadenti perché non bollite; solo nel 1857, introdotta la bollitura, le prime pipe in radica di Saint-Claude sono messe in commercio.
-1854, Auguste Bouge:
La fabbricazione degli abbozzi di radica per le pipe ha avuto origine nel 1854 a Saint-Paul de Fenouillet (Pirenei Orientali).
-1856, dal libro Le musée du fumeur , 1866 del fabbricante parigino di pipe in schiuma E. Cardon:
[la pipa in radica] da una decina d’anni è oggetto di una grandissima moda…
-1858, Jules Ligier:
Nel 1858 il signor Raffanel procura su ordinazione 1440 ébauchons al signor Gay (di Saint-Claude) il quale ne ricava altrettante pipe in radica.
…ed ecco alcune considerazioni:
Ammesso che pipe in radica siano state realmente prodotte fra gli anni fra i Quaranta e i primi Cinquanta dell’Ottocento, sembra difficile immaginarle molto differenti da rozzi tentativi in piccolissima serie. Le date di Laurent e Ligier, ben più fondate e credibili vista anche l’autorevolezza degli autori, hanno una certa sintonia con quella indicata da Bouge per l’apparizione dei primi abbozzi di radica, forse non ancora del tutto perfezionati. Fra questa data (1854) e quelle attribuite alle prime osservazioni sull’uso della radica nei Pirenei da parte di Bougnol e Vassas corre un discreto numero di anni: un’epoca di passaggio, si direbbe. Un periodo di incubazione logico e necessario per una serie di motivi.
Quella dei tornitori (oltre che dei segatori, dei commercianti di legno) era una sorta di aristocrazia, con un discreto spirito di categoria temperato dalla concorrenza e dalla gelosia per i segreti del mestiere. Nonostante le distanze, in qualche modo le notizie circolavano. I più esperti, economicamente solidi o semplicemente coraggiosi si permettevano viaggi di lavoro alla ricerca del legno migliore e delle tecniche più innovative; spesso si insediavano nei luoghi che sembravano offrir loro le migliori possibilità di lavoro e di formazione. Le pipe? Tutti le conoscevano. Quelle di legno erano diffuse in alcune zone d’Europa ma non troppo apprezzate in Francia. Nelle piazze di maggior produzione, in Germania, si era sperimentata una discreta quantità di diverse essenze per individuare le più lavorabili, le meno infiammabili, quelle che meno guastassero con sapori estranei l’aroma gradevole del tabacco. Il problema, insomma, era sentito. Quando si delinearono le potenzialità dell’erica arborea, quando se ne presero in considerazione i tronchi ma soprattutto i ciocchi, questa non appariva ancora la soluzione ideale e definitiva ma solo una fra le possibili. Con almeno due problemi: la grande tendenza a fessurarsi, l’indesiderato gusto del tannino.
Iniziarono in pochi, in diversi modi, ciascuno per proprio conto, a sperimentare; cercando ognuno di carpire i progressi fatti dagli altri; e certamente Saint-Paul de Fenouillet fu teatro (uno dei teatri?) di questi tentativi. Ma quei tornitori, quei segatori erano gente indaffarata: si dedicavano alla radica solo nei momenti morti, quando la necessità di produrre i loro collaudati oggetti con i loro collaudati legni non teneva troppo impegnata l’attenzione; o quando, improvvisamente, si prospettava una nuova possibile miglioria e la si voleva mettere subito alla prova. Come capita con qualsiasi prodotto innovativo, impiegare tempo fatica e risorse nello sperimentare la radica non dava alcuna certezza di successo. Si rischiava. E poi il pubblico dei fumatori, così affezionato ai tradizionali strumenti da fumo, avrebbe apprezzato? Per forza di cose si dovette procedere per gradi, con brusche frenate e ripartenze, iniziando da pochi esemplari non troppo diversi da quelli dei pastori e cercando via via ulteriori incrementi di qualità (della pipa e della materia prima) ogniqualvolta una nuova modifica nella lavorazione sembrava aver reso più affidabili i manufatti. Ricominciando invece dal passo precedente quando la nuova modifica aveva peggiorato le cose e ne andavano studiate di migliori. Quando la soluzione apparve vicina si arrivò a una accelerazione, con aumento del numero degli sperimentatori in campo; e già si avvicinava la metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento.
Protagonista del processo, a detta di Louis Abram, fu “il signor Bougnol detto Andrivet”. Ma chi era costui? Personaggio mitico o persona realmente esistita? A leggere il racconto si propenderebbe per la prima ipotesi, eppure sì: Bougnol detto Andrivet visse e operò realmente a Saint-Paul de Fenouillet.
Per verificarlo ricorriamo, per iniziare, a una fonte molto particolare: Origine de la tournerie à Saint-Paul de Fenouillet. Monographie par l’École del Filles de Saint-Paul de Fenouillet. Institutrices MMe Groullier, Mlle Bousquet, Mme Sarda: una ricerca scolastica eseguita da studentesse che, nell’ultimo dopoguerra, intervistarono persone anziane del paese. Nulla di scientifico, ma un interessante estratto di memoria collettiva. Le citazioni dalla Monographie appaiono in un articolo di Guy Normand uscito nel 2001 sulla rivista Fenouillèdes che si pubblica a Saint-Paul.
“…un certo Bougnol arrivò dall’Alvernia portando fogli di rame, e fabbricava in casa per la gente della regione di Saint-Paul tutti gli articoli di questo metallo che volevano ordinargli. Questo alverniate ebbe diversi figli, uno dei quali aveva senso pratico e succedette al padre nell’attività. Ebbe l’occasione di acquistare a Saint Paul una filatura azionata dalla forza idraulica. E sfruttando il legno duro che si trovava nella zona vi impiantò una torneria. Bougnol cadet fabbricava palle da gioco, rubinetti, trottole. Non essendogli più sufficiente l’apporto del legno della regione di Saint-Paul, andò un giorno a cercare bosso nei Bassi Pirenei. Incontrò un pastore che fumava…
Il racconto non è banale, mette tra l’altro in evidenza un personaggio del quale Louis Abram non parla, il cadet. Contiene qualche incongruenza qualche confusione e qualche verità. C’è senz’altro bisogno di fonti più affidabili per appurare i fatti: lo sono le carte conservate a Perpignan presso gli Archives Departementales des Pyrenées Orientales.
Dai registri di stato civile risulta che Durand Bougnol, trent’anni, nato a Esternes (Les Ternes, dipartimento del Cantal nella regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi) e residente a Saint-Paul si sposa il 30 gennaio 1809 con Monique Cavaillé
Con un doppio atto notarile del 1823 presso il notaio Jerome Emmanuel Hortet di Saint-Paul, Durand Bougnol Andrivet, mercante, domiciliato a Saint-Paul, acquista dal cognato Claude Cavaillé due vigne nel comune di Saint-Paul.
Nel censimento di Saint-Paul del 1841 l’abitazione del mercante Durand Bougnol Andrivet è nel Quartiere Nord-Ovest: con il capofamiglia vivono la moglie Monique, i figli Jean, Pierre, Claude, Jules e una persona di servizio.
Dunque il mercante proveniente dall’Alvernia era arrivato a Saint-Paul a inizio Ottocento, aveva lavorato e messo su famiglia. Era mercante ma anche fabbricante, se corrisponde a verità quanto è scritto riguardo ai suoi oggetti in rame nella Monographie.
Altra buona fonte sono le edizioni annuali dell'Annuaire du commerce Didot-Bottin; buona a patto di considerare due importanti aspetti dei dati che se ne traggono: si riferiscono all’anno che precede quello di edizione; non sono il frutto di rilevazioni ufficiali ma un insieme di inserzioni a pagamento.
Nelle edizioni 1847 1848 1849 “Bougnol Durand” risulta essere un mercante. Nell’edizione 1850 (riferita al 1849) sparisce il mercante e compare: “Lana (filatura di): Bougnol-Andrivat, e fabbrica di drappi e altre stoffe in lana”: fu dunque nel 1849 che Bougnol Andrivet acquisì e mise in attività la filatura ad acqua? Non è detto: potrebbe averlo fatto anche prima, decidendo solo nel 1849 di presentarsi alla clientela tramite l’Annuaire 1850.
Sembra avvalorare questa ipotesi l’atto del 13 luglio 1846 a firma del notaio Benoit Avignon di Saint-Paul de Fenouillet con il quale il signor Bougnol Andrivet padre, al prezzo di quattromila franchi, acquista dal cognato Claude Cavaillé tutti i diritti immobiliari che questi aveva in comune con lui su un mulino chiamato “Du pont de la Fou” sito nel territorio di Saint-Paul. In altri termini: Durand Bougnol, in quella data, diventa proprietario del mulino al 100%. In precedenza già condivideva la proprietà con il cognato.
L’annuncio sull’Annuaire resta invariato negli anni fino all’edizione 1853, ma in quella del 1854 troviamo due novità: “banq. Andrivet, Bougnol” (banq. può significare banquier o banquiers) e “drappi (fabbrica) Bougnol, e palle, servizi da tavola e altri articoli in legno del Midi”. Ecco la filatura trasformata parzialmente in torneria, ma da quando? forse anche da prima del 1853.
Nell’edizione 1855 si legge nuovamente: “Lana (filatura di): Bougnol-Andrivat, e fabbrica di drappi e altre stoffe in lana” ma anche (a parte) “servizi da tavola, palle, porta asciugamani e altri articoli in legno (fabbrica di): Bougnol-Andrivet.” Lo stesso identico testo è presente nell’edizione 1856.
Fino a quel momento non c’è traccia del cadet. Eppure questi si era già dato molto da fare, come assicura il rapporto sulla partecipazione degli imprenditori del dipartimento Pirenei Orientali alla Esposizione di Parigi del 1855 contenuto nel Bulletin de la Société agricole, scientifique & littéraire des Pyrénées-Orientales edizione 1856:
Il signor Bougnol (cadet), di Saint-Paul de Fenouillet, presenta numerosi campioni di bigiotteria di
bosso, tutti usciti dalle sue officine: gli è dovuta una menzione speciale. Ha dato alla sua manifattura una notevole estensione; ha inventato strumenti che ha sostituito all'uso rude dell'ascia; e infine, dopo aver iniziato con l'abbozzo di tutti gli oggetti, che erano stati inviati a Saint-Claude (Jura) per essere rifiniti, ha riunito nei suoi laboratori l'ultima fase della confezione, e il lavoro giova interamente ai nostri compatrioti. Il suo esempio ha avuto il risultato di portare nel dipartimento molti lavoratori di Saint-Claude, che vi si sono stabiliti e hanno ugualmente invaso perfino i comuni confinanti dell'Aude, dove si sono insediati per loro conto. La finitura e il prezzo basso delle bigiotterie del signor Bougnol sono rimarchevoli. Questo settore è tanto più importante in quanto i bossi sono esauriti nelle foreste del Jura, mentre quelle del nostro dipartimento e dell'Aude ne sono abbondantemente fornite.
Ma chi era esattamente il benemerito personaggio? La parola “cadet” indicava il secondogenito, dunque Pierre, che al censimento del 1841 ha 27 anni ed è già denominato fabricant, fabbricante. A quello del 1856 ne ha 42 ed è denominato banquier, banchiere. Nell’ottobre dello stesso anno, alla morte del padre, prende in mano tutte le attività di famiglia.
Nella relazione appena citata si afferma che fu lui a inventare strumenti “che sostituì all’uso rude dell’ascia”. È evidentemente un’esagerazione. Se Pierre “inventò strumenti”, non si trattava certo del tornio, da tempo noto diffuso e utilizzato: perfezionò probabilmente accessori o modifiche o innovativi metodi di lavorazione legati a quella e/o altre apparecchiature. Comunque sia, l’inizio della sua vicenda lavorativa (come apporto all’impresa di famiglia o come attività indipendente) era stato anteriore al 1841 se la denominazione di fabricant (del 1841) ha un senso. Ci si chiede a questo punto se fu lui a incontrare il pastore con la pipa di radica (come afferma la Monographie). Se fu lui ad acquisire la filatura, o forse concorse con il padre. La denominazione di banquier corrisponde al fatto che le attività di famiglia erano divenute multiformi, anche finanziarie.
Nell’edizione 1857 dell’Annuaire du commerce, chiusa dopo la morte del genitore, la voce “servizi da tavola…” è riferita (oltre che ad Andrivet) anche al cadet, ma la voce “lana…” reca solo l’indicazione “Andrivet”. Il riferimento al Bougnol deceduto rimase fino all’edizione 1861: forse in omaggio al padre, forse per mantenere la riconoscibilità del prodotto.
Nell’elogio al Cadet (rapporto del 1856) figura un semplice accenno agli abbozzi: dopo aver iniziato con l'abbozzo [l'ébauche] di tutti gli oggetti, che erano stati inviati a Saint-Claude (Jura) per essere finiti, ha riunito nei suoi laboratori l'ultima confezione. Dalla frase si percepisce chiaramente quanto già allora la produzione degli abbozzi (per vari oggetti, non necessariamente per le pipe) fosse considerata secondaria rispetto a quella degli articoli finiti.
Sempre in tema di abbozzi: nel suo testo del 1923 Louis Abram assegna a Bougnol Andrivet il merito indiscusso di aver “inventato” gli ébauchons di radica per pipe. Fa forse confusione fra Bougnol padre e Bougnol figlio, al quale peraltro - secondo il Rapport sur le prime d’Honneur des Pyrenees Orientales contenuto nel Bulletin della Societé Agricole Scientifique et Litteraire des Pyrenees Orientales edizione1860 - fu assegnata in quell’anno una medaglia d’argento per ébauchons, bimbelotere ossia abbozzi, chincaglierie. Stesso riconoscimento nel 1865.
Bastano questi elementi, questi indizi, a concludere che furono i Bougnol padre e figlio (padre o figlio) a individuare per primi le corrette modalità di lavorazione degli abbozzi per pipe? Sembrerebbe di no. È più ragionevole affermare che Andrivet e Cadet fecero sicuramente parte di quel gruppo di pionieri che, in uno sforzo collettivo, parteciparono all’impresa.
Era l’anno 1845 quando i due fratelli Vassas lasciarono il paese dove erano nati: Saint-Jean de Bueges, dipartimento dell’Hérault, Occitania. Il padre Antoine era stato proprietario, agricoltore, rivenditore: una posizione abbastanza solida insomma; ma era morto nel 1825 quando Frédéric aveva quattro anni e il fratello Justin sedici mesi, lasciando alla vedova il carico di cinque figli piccoli i quali avevano dovuto crescere in fretta per contribuire al sostentamento della famiglia. Nel 1845, alla maggiore età di Justin, dalla divisione dell’eredità paterna Frédéric e Justin avevano avuto cinquecento franchi a testa; ma il loro patrimonio maggiore era la professione di tornitore che, a entrambi, era stata trasmessa da un parente. Con questo bagaglio si erano allontanati da casa in cerca di un futuro fermandosi a Saint- Paul de Fenouillet, dove le loro capacità erano richieste per la lavorazione del legno di bosso, così diffuso nella zona.
A Saint-Paul, Frédéric si era ambientato presto. Nel 1853 aveva sposato Célina, che gli aveva dato una cospicua dote e tre figli. Poco si sa delle sue vicende professionali, ma si può immaginare che procedessero bene. Frédéric visse attivamente l’epoca della “scoperta” dell’erica arborea (è lui il Signor F.Vassas di cui narra Paul Émile Poitras) e dei tanti tentativi fatti per renderne lavorabile il ciocco; ebbe sicuramente relazioni di lavoro o di conoscenza con i Bougnol e altri imprenditori del luogo: facile, in un borgo che contava duemila anime. Il censimento del 1856 lo registra abitante al Faubourg du Plagnol insieme alla moglie, i primi due figli, il fratello Justin. La denominazione è di tourneur, tornitore. Poi, intorno al 1860, decise di andar via, verso il dipartimento del Var.
Scorrendo le pagine del censimento 1856 di Saint-Paul de Fenouillet, arrivati al Faubourg du Plagnol, a poche righe dalla famiglia Vassas si trova quella di Ambroise Salvat, tourneur (tornitore) che abita con la moglie e la figlia. Ha ventisei anni. Si è sposato nel 1851 a ventun’anni anni, la moglie ne aveva diciassette. Poco più oltre, stesso Faubourg, abita con la consorte il fratello di Ambroise: Baptiste Salvat, tourneur, ventitre anni. Nell’ Annuaire du commerce Didot-Bottin, edizioni dal 1857 al 1861, sotto la voce “servizi da tavola, palle, pipe in legno di radica, porta asciugamani e altri articoli in legno (fabbrica di)” - ma dall’edizione 1859 si aggiunge “pipe in radica” - il nome dei Salvat Fréres compare assieme a quelli di Bougnol-Andrivet, Bougnol Cadet e qualcun altro. Nell’edizione 1862 rimane “Salvat” senza “Freres”: nel 1857 Ambroise aveva creato con altre persone una nuova società (ragione sociale “Salvat”) che non comprendeva il fratello. Nell’edizione 1863 il nome “Salvat” scompare: come Frédéric Vassas, anche Ambroise (nel 1861) era andato via da Saint-Paul verso il dipartimento del Var.
Durand Bougnol Andrivet, Pierre Bougnol Cadet, Frédéric Vassas, Justin Vassas, Ambroise Salvat, Baptiste Salvat parteciparono presumibilmente tutti alla corsa verso l’ébauchon ideale per le pipe, non è detto però che siano stati gli unici: Restando a Saint-Paul, basta rileggere la lista contenuta nel “racconto” di Louis Abram:
[Oltre a Bougnol] questi audaci pionieri furono i Vassas, i Billès, i Lacombe Marius, Salvat e Meunier, Foulquier.
Ma la corsa non si fermava ai confini dei Pirenei Orientali: come spiega anche il Rapporto del 1856, in parecchi Comuni del dipartimento dell’Aude tante ruote idrauliche muovevano le seghe e i torni. A Belvianes, a Peyrolles, a Puivert, ad Alet, a Lagrasse… I titolari delle officine non stavano isolati ma si conoscevano, si frequentavano, viaggiavano, si passavano le notizie, non erano indifferenti alle potenzialità della radica; si può forse escludere che qualcuno di essi, più o meno palesemente, sperimentasse?
Tornando al signor Bougnol detto Andrivet, è vero: fu una persona reale. Che diventa mito nel momento in cui l’autore, Louis Abram, lo carica delle imprese, dei progressi, delle scoperte dei tanti diversi pionieri della radica, comprimendo in pochi giorni il loro lavorio di anni. D’altra parte, per portare alla realtà la leggenda di Abram c’è solo da dilatarne la dimensione temporale mettendo in scena la pluralità dei partecipanti, dei protagonisti più o meno illustri del grande sforzo comune.
Si potrebbe concludere così, in maniera correttamente indefinita, l’analisi dei racconti, delle fonti, dei dati, degli indizi, eppure c’è ancora qualcosa da considerare, da scoprire. Qualcosa che potrebbe ribaltare la scena puntando i riflettori su una singola persona. Un elemento piccolo, insignificante eppure di un certo peso, nascosto dove meno ci si potrebbe aspettare: fra guerra in Oriente e cronache locali, notizie spicciole e statistiche sulla popolazione, concerti, buone azioni, pensioni militari… Nascosto, ma palese. Anzi, pubblico: a pagina due di un organo di stampa locale. Locale ma importante, come poteva essere L’Echo de la Montagne, giornale ebdomadario di Saint-Claude, Jura.
Dunque, che cosa era accaduto? Siamo a Saint-Claude, all’inizio del 1886 quando la radica per pipe è ormai realtà, quando le pipe in radica sono quasi alla conclusione di quella che è stata una lunga, faticosa ma fruttuosa ascesa. Un notabile del luogo che si ritiene vittima di una grave ingiustizia prende carta e penna e scrive una lettera di denuncia al giornale, il quale aspetta una settimana e poi la pubblica, sotto la testatina “Tribune Publique”. La data è il 16 gennaio 1886, il numero progressivo nella cadenza settimanale è il tre:
Abbiamo ricevuto, la settimana scorsa, la lettera che segue, della quale, per ragioni di spazio, abbiamo dovuto rimandare a oggi la pubblicazione:
Signor Redattore,
Dal 1855 conosco Saint-Claude, dove ho spedito abbozzi per tabacchiere e altre varietà di legno per l’industria locale.
Il 14 marzo 1856 io, per primo, ho prodotto ébauchons per pipe che vendevo ai signori Bougnol e ad altri. Ne ho anche spediti al signor Delacour, padre, e al signor Benoit-Gruet.
Nel 1863 sono venuto ad abitare qui con la mia famiglia. Rappresentiamo nell'industria del paese una quota abbastanza importante. Ho gestito i miei affari con onore. Sono un repubblicano di vecchia data. Ogniqualvolta ho potuto servire gli interessi della mia città d’adozione l’ho fatto senza chiedermi se avessi interesse ad agire diversamente.
Essendo uno dei più tassati, sono stato elettore per la Camera di Commercio. Ultimamente, la commissione incaricata di preparare la lista degli elettori mi ha messo da parte. Perché? Se qualcuno della nostra maison mi avesse rimpiazzato non mi lamenterei.
Trovo strano che cittadini che a St-Claude non sono stati classificati come abilitati nei tempi richiesti siano iscritti in consiglio a dispetto della legge, e che altri, che non pagano nulla per il bilancio della Camera, siano chiamati a costituirla.
Sarebbe auspicabile, nell'interesse della Repubblica, che i nostri governanti fossero in futuro più imparziali.
Accetti, signor Redattore, l'assicurazione della mia considerazione.
Alla firma segue una risposta calorosa e convinta, non firmata, dunque esprimente l’opinione del giornale, che dà ragione al cento per cento all’autore della lettera.
Ma chi era l’autore? Era uno dei personaggi già presi in considerazione. Uno di quelli che attorno al 1860, percependo un cambiamento nel contesto e nella situazione, avevano ritenuto opportuno fare armi e bagagli, lasciare Saint-Paul de Fenouillet e trasferirsi nel Var.
Da Saint Paul, Ambroise Salvat si era spostato all’Île de Levant, al largo della Costa Azzurra nei pressi di Tolone. Non un posto di villeggiatura ma una colonia penale per giovani detenuti. Poiché sull’isola prosperavano le piante di erica arborea, vi era possibile la lavorazione completa delle pipe dall’estrazione del ciocco alla finitura. L’esecuzione spettava ai prigionieri, Salvat ci mise l’esperienza e l’organizzazione, alla commercializzazione provvedeva la casa Ulysse Courrieu di Cogolin. Queste notizie, e altre, sono tratte dall’articolo Autour de l’industrie de la pipe et de la tabatiere. Innovations et échanges dans la tournerie entre l’Est des Pyrenées et le Jura pubblicato nel 2019 da Gauthier Langlois sul Bulletin de la Societé d’Ètudes Scientifiques de l’Aude. E dall’articolo La route de la bruyere, di Yves Vincent-Genod, pubblicato su Les Amis du Vieux Saint-Claude n°22 del 1999.
Dunque, lasciando Saint-Paul (come anche Frédéric Vassas e contrariamente a Pierre Bougnol) Salvat aveva detto addio alla pur interessante produzione di servizi da tavola e porta asciugamani torniti comprendendo che era la radica la nuova frontiera. Anzi, nel 1865 lasciò ad altri anche la fabbrica di pipe all’ Île de Levant. Dal 1863 (lo afferma lui stesso nella lettera) era residente a Saint-Claude. Si era specializzato in abbozzi di radica per pipe, che gli spediva dalla Corsica suo fratello Baptiste. Ma dal 1880 fu anche proprietario di una segheria per abbozzi di radica a Palalda (nei Pirenei Orientali) dove avrebbe poi trascorso la vecchiaia. Inoltre nel 1896, tre anni prima di morire, creò la Società in nome collettivo “Salvat-Basset” con il figlio Paul, il nipote Joseph e il genero Léon Basset: scopo sociale era ovviamente la vendita di ébauchons. Dando continuità all’opera del fondatore.
Quella di Ambroise Salvat è una figura emblematica: mentre tanti pionieri degli anni quaranta e cinquanta consideravano gli abbozzi come qualcosa di “minore” rispetto ad altre loro produzioni, lui (ma non fu il solo) ebbe la capacità e il coraggio di precorrere i tempi mettendo l’abbozzo di radica per pipe al centro dei suoi interessi e obiettivi.
Fu dunque Ambroise Salvat il vero “inventore” degli ébauchons? Il ragionamento deve per forza partire dalla lettera al giornale: accorata, ben scritta e documentata, con argomenti stringenti e dati estremamente dettagliati. Solo un millantatore, un impostore avrebbe avuto il coraggio di fornire pubblicamente quella data precisa e di chiamare a testimonianza alcuni nomi noti a tutti dichiarando cose non vere. Poco importa se almeno due dei virtuali testimoni erano già deceduti. La lettera di un mitomane non sarebbe stata nemmeno presa in considerazione dal giornale, che invece la pubblica e la commenta in termini di appoggio totale come si fa con le persone autorevoli. La vita e le fasi professionali di Ambroise Salvat erano comunque note: difficile prenderlo per un imbonitore da fiera. Eppure, dire che Salvat fu davvero l’“inventore” degli abbozzi per pipe è eccessivo. Restiamo dell’idea che si sia trattato di un’impresa corale.
Il cammino verso la “formula” giusta era stato lungo e in molti (non solo tornitori o tagliatori) vi avevano contribuito. Per sua fortuna e suo merito (se la lettera ha un senso, e un senso lo ha) Salvat si trovò a fare l’ultima volata, quella che porta al traguardo.
Riprendendo le affermazioni di Theofile Laurent e Auguste Bouge: nel 1854 furono messi in commercio i primi abbozzi di radica “quasi” credibili, ma arrivati a Saint-Paul si rivelarono un disastro. Erano già bolliti? Forse no, come afferma Laurent; forse sì, ma le procedure (tempo di bollitura, temperatura di estrazione, fasi e modalità dell’essiccazione) non erano ancora a posto. Ci vollero altri due anni e lo sforzo di questo e di quello, poi un’ultima determinante intuizione di Ambroise Salvat diede il tocco finale. Gli abbozzi che arrivarono nel 1858 a Saint-Claude (racconto di Jules Ligier) erano forse provenienti da Saint Paul o invece da qualche altro luogo, forse Belvianes, alta valle dell’Aude non troppo distante da Saint-Paul. Prodotti seguendo la stessa procedura di Salvat o invece un’altra abbastanza simile ed ugualmente efficace, frutto di un diverso percorso di sperimentazione.
Di sicuro stava tutto accelerando; e là a Saint-Paul de Fenouillet si immaginava il futuro di una nuova industria. A Saint Claude già iniziavano a costruirla.
Si ringraziano:
Jacques Capela (site internet https://fenouilledes.fr);
Gauthier Langlois (Société d’Ètudes Scientifiques de l’Aude);
Guy Normand (La Revue Du Fenouilledes, Saint Paul de Fenouillet);
Jean-Michel Poncy (Société d'Horticulture et d'Arboriculture des Bouches-du-Rhône);
Claude Vassas;
Archives Départementales des Pyrénées Orientales;
Archives municipales ville de Saint-Claude;
Association Santpanhols et Syndicat d'Initiative de St Paul de Fenouillet;
Bibliothèque l'Alcazar Marseille;
Bibliothèque Municipale de Toulouse;
Commune de Saint-Paul de Fenouillet