Nel suo campo è un maestro; anzi un artista, oltre che un amico. Mimmo non è semplicemente un buon segantino: l'abbiamo intuito fin dal primo incontro di tanti anni fa.
Compito non facile il suo: capire subito da tanti particolari più o meno evidenti se da quel ciocco uscirà qualcosa di buono oppure no. Soppesarlo, scrutarlo, praticare poi il primo taglio, il secondo, il terzo e intanto già "vedere" gli abbozzi e le eventuali placche che ne verranno, anche valutando a quale dei suoi clienti sia più opportuno proporli. E poi i passaggi solo apparentemente più banali dai quali dipende però il risultato: la bollitura, la stagionatura.
Ci vuol passione per questo lavoro, che Mimmo Romeo ha ereditato dal padre. Ci vuole tanta voglia di capire per penetrare a fondo i segreti della radica e della sua lavorazione, arrivando a distinguere perfino le differenti peculiarità di questa o quella zona di produzione. Ma non basta: anche tanta voglia di incontrare, di confrontarsi è necessaria. Fra gli artefici delle pipe, fra i maestri di tutto il mondo non ce n'è uno che non conosca Mimmo: che non l'abbia accolto nel suo laboratorio o non sia venuto in visita a Taggia.
Solo in questo modo, solo quando il rapporto fra segantino e pipe-maker è stretto, fatto di stima, simpatia, condivisione, solo così può nascere una buona pipa. Se poi il segantino mastica la radica perfino a colazione, che cosa si può chiedere di più?
Al Pascià