La voce era corsa in città: una flotta in porto, e che flotta, di ritorno dalle Americhe! Le notizie viaggiavano di bocca in bocca, allora: chissà quali novità portavano i valorosi di Sir Francis Drake. Sui moli di Portsmouth, in quel Luglio del 1586, sbarcava gente fiera: pronta a narrare di scorrerie fra i Caraibi e la Florida che gli Spagnoli avrebbero a lungo ricordato. Ma da una delle navi, la Bonner, scendeva gente diversa: stanchi, delusi, felici solo d'esser nuovamente a casa, erano i reduci dalla Colonia Virginia.
La spedizione, promossa da Sir Walter Raleigh su mandato della Regina, era partita l'anno prima nel mese d'Aprile approdando dopo tante vicende all'isola di Roanoke. Il luogo è oggi in North Carolina, ma questo i nuovi arrivati non potevano saperlo: la colonia ebbe il nome "Virginia" in onore della "regina vergine" Elisabetta I. In un villaggio fortificato costruito in fretta rimase un centinaio di uomini agli ordini di Ralph Lane, nominato governatore; gli altri salparono verso la patria. Avevano promesso di tornare con viveri e rinforzi.
Vita dura per i cento rimasti: difficoltà nel procurarsi il cibo, gravi problemi col clima e ancor più con gli abitanti del luogo. In otto mesi d'inferno erano anche riusciti a esplorare i territori vicini, ma delle navi coi rinforzi nessuna traccia. Quando Drake, tornando dalla sua missione, passò da Roanoke, li trovò esausti e al limite della sussistenza. La nave Bonner fu la loro arca di salvezza; i rinforzi giunsero poco dopo, quando ormai non c'era più nessuno. Nel 1992, sull'isola di Roanoke e in particolare nel luogo dove si ritiene fosse il villaggio, sono stati eseguiti scavi archeologici: fra i reperti figurano frammenti di pipe d'argilla.
Di fatto, benché sempre più ostili, i rapporti con le popolazioni autoctone avevano portato Lane e gli altri ad apprendere quel loro curioso costume di fumare il tabacco. Nei terribili mesi passati nel fortino si può immaginare che a quell'uso si fossero affezionati. Tanto che al momento dell'imbarco, fortunoso e col mare grosso, andarono perdute molte documentazioni sulla loro impresa e sui territori esplorati ma non le pipe, una buona scorta di tabacco e i semi per coltivare altrove l'aromatica pianta. Stanchi, delusi ma ben decisi a non rinunciare alla pipa erano sbarcati a Portsmouth: il loro arrivo fece notizia, la loro presenza in città con quegli arnesi fumanti destò scalpore.
Certo non era la prima volta che in Europa si vedeva, nelle vicinanze di un porto, gente dedita al fumo. Anche se non così tanta. Molti che erano stati in America conservavano questa abitudine. Giravano con pipe d'argilla o strumenti da fumo di altri materiali, anche canne o foglie di palma attorcigliate a forma di corno. Tutto ciò accadeva anche in Gran Bretagna, dove forse il fumo in quanto piacere già prevaleva sul tabacco in quanto medicina. Si afferma sia stato Sir John Hawkins, corsaro di Sua Maestà al pari di Drake, a introdurre il tabacco sull'isola al suo ritorno (1564) dal secondo viaggio nel nuovo mondo. In quanto alle pipe in argilla, un altro scavo archeologico attesta che già se ne fabbricavano (rigorosamente a mano) nei pressi di Londra perlomeno dal 1573: prima dell'arrivo di Ralph Lane e dei suoi reduci.
L'uso della pipa, insomma, era già noto ma rimaneva confinato in ambienti ristretti. Uno dei motivi, forse il maggiore, era il prezzo del tabacco. Un conto era procurarselo sul posto e portarsene via una scorta, un conto acquistarlo in patria pagandolo a peso al prezzo dell'argento! In mancanza di piantagioni in patria, con i primi tentativi di sbarco in America andati a vuoto, per i pochi fumatori inglesi non c'era che rivolgersi a chi importava da Spagna o Portogallo: Paesi in pessimi rapporti con Londra, più avanti in fatto di tabacco, decisi a sfruttare questo loro vantaggio.
Tra l'altro il tabacco importato da quei Paesi era molto più adatto al gusto europeo che non quello in uso fra gli indigeni nordamericani. Se n'era già accorto il missionario spagnolo in Messico (allora Nueva España) Bernardino de Sahagún, che nel 1530 descrive in un suo scritto due tipi diversi della pianta aromatica: quella più dolce e adatta al commercio e quella più grossolana. Differenza che poi, nel 1753, il botanico svedese Carl von Linné (Linneo) avrebbe definito in maniera scientifica distinguendo le due principali specie del genere Nicotiana: la Tabacum (tipo dolce) e la Rustica (grossolano). La Tabacum era tipica dei territori americani sotto l'influenza di Spagnoli e Portoghesi, i quali ne capivano il valore e ne erano giustamente gelosi: in un editto del 1606 del sovrano spagnolo Filippo III si punisce addirittura con la morte chi ceda tabacco agli stranieri.
Spagnoli e Portoghesi erano arrivati per primi in America. Per primi erano entrati in contatto col tabacco della specie migliore. Per primi (e con questa pianta è tutto dire) avevano fiutato l'affare. Molto prima di fine Cinquecento, in tante basi commerciali lungo le rotte, i Portoghesi avevano impiantato piccole coltivazioni: per usi personali, doni, baratti. Sulla costa occidentale dell'Africa subsahariana s'erano messi perfino a scambiare balle di tabacco con esseri umani da spedire schiavi nelle Americhe. Poi, man mano, le coltivazioni si espansero; in altri casi furono imprenditori europei a piombare direttamente in America a far partire le piantagioni: già segnalate negli anni Trenta del Cinquecento quelle a Cuba e Santo Domingo, in Brasile quindici anni dopo. Il tabacco per i fumatori inglesi arrivava, con mille intermediari e prezzo adeguato, proprio da questi luoghi.
Ma torniamo al 1586, a Ralph Lane appena tornato dalla Virginia. Assieme ai suoi ebbe sicuramente un ruolo nella diffusione del fumo, ma quale? In gran parte consiste nell'aver introdotto ai piaceri del tabacco (come forse già aveva fatto Francis Drake) un'altra persona: Sir Walter Raleigh. In queste cose Raleigh si era già imbattuto da giovane; stavolta però se ne infatuò perdutamente: cominciò subito a ostentare la pipa in pubblico, a iniziare alla pipa tutti quelli che poteva; poco più tardi promosse una piantagione di tabacco in Irlanda. A corte aveva le porte aperte, anche quelle più private della regina: era il suo favorito ufficiale. E in quale ambiente poteva esser più facile lanciare un uso esotico come la pipa? A corte erano tutti alla ricerca di originalità, a corte l'alto prezzo del tabacco non spaventava nessuno.
Così gli elegantoni elisabettiani col collare inamidato, la spada decorata in oro e i pantaloni di velluto presero ad andare a teatro con scatole di pipe d'argento, oppure d'argilla ma ornate d'oro e d'argento. Al fumatore elegante non mancava un cofanetto d'avorio o di metallo contenente fino a una libbra di tabacco, una pinza d'argento per le braci, un utensile appuntito, un coltellino per triturare, un piccolo cucchiaio. Trafficavano con tutti questi arnesi su uno sgabello a lato del palco, proiettando nuvole di fumo su chi stava loro intorno. L'esempio degli altolocati trascinò gli altri, il fatto di fumare divenne un obbligo sociale diffondendosi a cascata. Diminuendo le possibilità cambiavano la quantità di tabacco e pure la pipa: di semplice argilla o addirittura fatta con un guscio di noce come fornello e uno stelo di paglia come cannello. Non dicevano "fumare il tabacco" ma "drinking", bere il tabacco, e una ragione c'era: a guardare uno che fuma sembra che deglutisca.
Tutto avvenne in pochi anni, a Londra e dintorni. Una moda passeggera? Evidentemente no. Anche se forse lo spirito del tempo, forse la novità portarono ad eccessi e contraccolpi. Ma in quella Londra di fine Cinquecento, fra arroganti cortigiani e gusci di noce, prendeva avvio un'epoca che non è più tramontata: quella della pipa.
Al Pascià