«Il tempo non era poi così male ma un vento freddo s'era messo di traverso e le cose irrisolte della giornata erano ancora lì, a girare in mente. Varcata la soglia mi avviai in automatico verso quell'angolo della casa, lasciandomi cadere sulla poltrona ancora col berretto in testa. Poi con calma mi tolsi il cappotto, il berretto, la sciarpa mentre lo sguardo si concentrava sulla rastrelliera. Non c'erano specchi vicino ma sapevo d'aver assunto un cipiglio indagatore. La Bent fiammata o la Apple scura? O piuttosto quella massiccia Bulldog? No: con una giornata così meglio la Billiard, la più collaudata. E il tabacco? Sullo scrittoio, sulle mensole intorno, pacchetti, lattine, buste di plastica ammiccavano con marchi, colori, disegni. Un attimo e avrei potuto scegliere: li conoscevo già tutti. Ma ce n'era uno che avevo appena comprato, dove l'avevo messo? Eccolo là, proprio vicino al telefono.
Ci misi un po' ad aprirlo, volevo prolungare l'attesa. Ma quando finalmente mi decisi fui quasi sopraffatto dal profumo. Qualcosa di complesso: Virginia sicuramente, ma poi? forse Perique ma quel sentore di mela, no, di caramello? Chiusi gli occhi e non so quanto tempo restai così per meglio valutare la fragranza. So solo che riaprendoli mi apparve una massa variegata dalla pezzatura irregolare, abbastanza chiara ma punteggiata di sfumature più brune, anche nere bluastre. Solo quando fu appagato lo sguardo allungai le dita a carezzare la miscela saggiandone la consistenza, la morbidezza come pure le parti più ispide che affioravano ogni tanto... Qualcosa mi disse: basta, è il momento. Comodamente seduto, avvolto da una strana calmissima eccitazione, presi il primo pizzico dalla busta adagiandolo delicatamente nel fornello».
Come ogni grande passione, fumare la pipa è "di più". La magia non viene solo da specifiche sensazioni o dall'uso d'un arnese e d'un combustibile: è la sintesi di tutta quella serie di gesti necessari che via via si perfezionano diventando rito, parte irrinunciabile d'un piacere raffinato. L'acquisto d'una nuova pipa o di un nuovo tabacco, le pratiche minute della manutenzione, le procedure e i gesti ogni giorno più perfetti e personali del caricamento e della fumata, la scelta della pipa da usare quel giorno con quel tabacco, la scelta del tabacco da usare quel giorno con quella pipa: tutto fa parte d'un gioco simile a quello del gourmet, nel quale si mobilitano cinque sensi più uno. Oltre alla vista, all'odorato, al tatto, al gusto, perfino all'udito, va accesa anche la fantasia.
Qui parleremo del tabacco, e non è un caso esser partiti da una parentesi "personale", dal momento così intimo nel quale il fumatore si trova di fronte alla massa frusciante e cangiante della sua miscela, del suo blend. Le sensazioni che incontra sono difficilmente descrivibili anche perché ognuno le vive in maniera diversa, ma forse è possibile renderle ancor più intense se solo riusciremo a "vedere" al di là di quella massa chiara o scura, omogenea o no, a striscioline rondelle o cubetti, di quel profumo più o meno lineare o complesso. Se potremo andare con lo sguardo fino ai campi di tabacco del Kentucky, del Punjab, della Nuova Zelanda, della Toscana o del Transvaal, alla gente che lavora alla coltura e alle successive fasi di produzione, ai buyers che indagano foglia per foglia per acquistare ogni anno quanto serve a un particolare blend, agli infiniti e variegati processi che dalla piantagione portano fino al profumo, all'aspetto, alla consistenza, al gusto; alla busta, al pacchetto, alla lattina. Iniziamo, per forza di cose, dalla pianta.
Il genere "Nicotiana", così denominato da Linneo, si compone di tante specie. La "Tabacum" è quella che gli Spagnoli trovarono nelle Indie Occidentali e che John Rolfe si procurò facendo la fortuna sua e di un intero Paese, la Virginia. Piante alte fino a due metri, foglie grandi, fiori rosso carne, che si diffusero poi velocemente in tante parti del mondo. La "Rustica" non raggiunge quelle altezze, ha foglie piccole tonde e spesse, fiori bianco verdastri e una percentuale maggiore di nicotina; coltivata e utilizzata dai nativi della Virginia, oggi in genere dà luogo a tabacchi molto forti: da fiuto o da narghilé. La "Persica" è un'altra specie poco usata, che si trova solo in Iran. Protagonista assoluta nelle piantagioni, nelle manifatture, nelle confezioni, nelle pipe di tutto il mondo è una sola Nicotiana: la Tabacum.
Vegetale davvero particolare, a partire dai semi: somigliano a granelli di caffè macinato, così minuscoli che per fare un grammo ce ne vogliono circa dodicimila: sembra impossibile che diano origine a piante così grandi. Eppure è così, anche se per chi se ne occupa è un lavoro massacrante: solo pochi semi germinano nel semenzaio, per sopravvivere al freddo hanno bisogno di speciali ripari, ci vogliono enormi precauzioni per non rovinare le piantine al momento del trapianto... E una volta messe a dimora si è solo all'inizio. Gli Inglesi parlano di "weed", erbaccia, ma queste erbe non resistono ovunque e comunque: selezionate in base al prodotto desiderato e non alla robustezza, vanno continuamente curate, sorvegliate, protette dai parassiti, sottoposte a diversi trattamenti a seconda del tipo e del luogo. Necessitano di particolari terreni, vogliono quasi sempre tanta acqua e climi caldo umidi nella fase di maggior crescita; quando poi s'avvicina il raccolto le foglie vanno sorvegliate ogni giorno finchè non raggiungono quel particolare aspetto che le fa dichiarare "mature". Allora le si taglia una a una man mano che sono pronte, oppure si asporta la pianta intera. Ma solo in particolari ore del giorno, quando non fa troppo caldo e l'umido della notte è andato via.
Ed ecco finalmente le foglie, o le piante recise pronte ad affrontare una serie di lavorazioni che ne esalteranno le caratteristiche. Ma gli esemplari di Nicotiana Tabacum non sono tutti uguali: le varianti, le sottospecie coltivate in tutto il mondo ormai non si contano più. Anche dagli stessi identici semi, se il clima e il terreno sono diversi, possono nascere piante con ben poco in comune. La storia del tabacco è fatta di tanti esperimenti spesso involontari, esperienze anche casuali dalle quali è nato qualcosa di nuovo in fatto di foglie, colore, caratteristiche organolettiche, profumo, sapore. Ogni Paese, ogni coltivatore può annoverare qualche particolare varietà, e da questa ricchezza di base parte l'ulteriore diversificazione data dai successivi trattamenti. Parlare semplicemente di Nicotiana è solo un esercizio teorico. Il grande imbarazzo nella scelta del tabacco parte da qui, dalla diversità delle piante appena colte nei vari luoghi di uno stesso Stato, nei vari luoghi del mondo; si moltiplicherà lungo il cammino che da quei luoghi porta per tante tappe fino al fornello di ognuno di noi.