Dobbiamo queste riflessioni sul mare e la pipa al nostro amico Luca e alla sua generosità di marinaio e di fumatore. L’aver partecipato attraverso le sue parole alle rivoluzioni della sua anima durante un viaggio in barca a vela, ci ha fatto salpare per il nostro viaggio.
Ogni luogo non è mai solo un luogo, dentro c’è sempre un po’ di noi. Qualcosa che ci parla della nostra storia. Viaggiare è in qualche modo ritrovarsi. Quando è il mare la nostra strada, allora l’incontro è con il respiro del mondo, non solo con il nostro. L’idioma antico di quella distesa d’acqua, infatti, ci parla di battiti lontani che piano piano si sintonizzano, accompagnati dal silenzio melodioso delle onde, a quelli del nostro cuore. Una sincronia che lascia intendere a chi la sa ascoltare che siamo già stati lì, che ne siamo parte. Qualcuno è più sensibile di altri, gli basta sentirne il profumo per attivare i ricordi. Un pizzicore nel naso che sale fino alla testa e che fa lacrimare gli occhi. C’è chi invece se lo deve sentire addosso, liquido amniotico universale che ha cullato ogni forma di vita. Chi lo vuole immortalare di continuo sulla propria retina che se chiude gli occhi all’improvviso mentre lo sta guardando, ancora gli rimane stampata al buio l’immagine dell’orizzonte infinito e del suo mutare. E poi c’è chi ha la necessità di attraversarlo, di farne il ponte fra terra e terra, la via da percorrere per incontrarsi com’eravamo e come saremo, nel viso delle persone che ci aspettano dall’altra parte, negli abbracci di chi ci ha salutato prima di partire, mentre sotto ai piedi e all’esistenza tutto scorre, ritmicamente, incessantemente. Il mare sa ascoltare, sa accogliere, e se spaventa poi sa anche confortare. Apparentemente muto, eppure ottimo conversatore. Chi lascia la verità della terra per la libertà del mare, in quella libertà rimane incastrato. È come se esistesse nell’andare per mare una sospensione momentanea della frenesia della ragione, che lascia posto solo alla pacatezza dell’emozione che a volte intorpidisce il corpo e sempre rinvigorisce il pensiero. Si va per mare per pensare anche se la sensazione è di non avere pensieri. Perché sono pensieri che partono dal cuore, dall’istinto, dal nocciolo di ognuno e che se anche non transitano per il cervello per poi farsi eventualmente parola, lasciano un segno, riscrivono la rotta dell’anima, rimescolano destini e destinazioni. E poi c’è il vento. Altro respiro del mondo che cattura e che col mare duetta. A volte sono melodie classiche, sinfonie romantiche di soli archi. Altre sono concerti Jazz, onde come assolo di trombe e raffiche di pianoforte imprevedibili. Più spesso è musica leggera, di quella che ti vien voglia di cantare, di tamburellare con le dita sul timone, di fischiettare o di accenderti una pipa. Il mare ha la sua gestualità che il marinaio asseconda. Fumare la pipa è parte di questa mimica. Si carica il fornello di tabacco e si salpa per un viaggio. L’andirivieni delle onde è nelle boccate, si aggiustano le vele per correre nell’andatura così come si ravviva la brace, si guarda il fumo che scivola via mentre si lancia un’occhiata in testa d’albero all’indicatore del vento. E in tutto questo nella bocca sapori dolciastri di salsedine e tabacco e nell’anima impressioni. Poi senza preavviso denti e labbra sono costretti a una presa più stretta sul bocchino. Il vento è cambiato, qualcuno ha fatto arrabbiare Eolo. Le mani che ancora bruciano per la mano di terzaroli data in fretta in mezzo alla bufera, non aspettano altro che di tornare a rilassarsi a contatto con la radica, mentre lo scafo suona il mare come un archetto sul violino e il fumo ne disegna le note. La pipa e il mare leggono lo stesso pentagramma.
Una cosa sa chi va per mare, che tanto quanto il mare inghiotte, il mare restituisce. Tutti i pensieri e le parole, le raccomandazioni e le speranze, le paure e le gioie di chi è riuscito a fare due chiacchiere con LUI, infatti, prendono corpo in una schiuma. E ritornano pipa e pensieri e speranze e gioie da raccontare durante un altro viaggio e un’altra fumata.
Al Pascià
Oceano, il re dei mari (testo di Luca Magni)
4 Aprile 2013
Casa. Bicchiere di barbera mossa, il gatto nero che gioca col cordino del libro dei pensieri e dei momenti. Lo prendo in mano ogni tanto quando ho qualcosa di interessante da raccontarmi. Il solo contatto delle dita con la pelle è un piacere. Il piacere più grande è che mi è stato regalato da una persona che amo molto ed ogni volta che lo sfioro è un viaggio. La pagina che precede quella in cui sto per scrivere riporta “ore 18.40: basta non farsi coinvolgere da ciò che è attorno, restarne distaccati ma non lontani, presenti. Non è sempre facile. Mancano 67 Miglia alla terra, a San Barth. Tra le 4 e le 5 di mattina dovremmo iniziare a vederne la luce. Atterraggio notturno in posto non conosciuto non è mai cosa intelligente ma cosi è”. Era l‘ultima nota di una traversata di due anni fa, novembre 2011 da Porto Torres a St Barth nei Caraibi. Ci siamo di nuovo, questa volta però sarà da St Domingo a Lisbona. Tante miglia. Migliaia di miglia. Il solo pensiero che mi viene è per chi amo.
Sono contento di partire e come prima di ogni partenza importante la curiosità ed il desiderio di conoscere ed imparare sono avvolti da una sottile malinconia, da pensieri concentrati, da ripasso di quei movimenti che per molti giorni mi saranno compagni. La notte dovranno essere automatici.
Finalmente si ritraversa, come sempre quando parto non ho aspettative. Le aspettative hanno due lati con la stessa effige, spesso si rimane delusi. Le aspettative sono proprie, non sono la realtà che troveremo. Come sempre parto con due bagagli. Uno con quello che mi serve per non trasformarmi in un orso, 4 magliette e poco più. L’altro con cerata, stivali, e qualche buon indumento tecnico caldo. In ciascuno dei due la sola cosa importante che non manca mai, un carico di entusiasmo, curiosità, la mia costante irrequietudine e una grande passione per il mare e per le emozioni. Sì, sono un dannato passionale. Uno di quelli che nella vita riesce a guardare tutto con entusiasmo e bocca aperta e che combina un sacco di casini.
Parto per Malpensa. Charter della Blue Panorama, aereo ok servizio ok prezzo molto ok, e mi faccio un’ora di coda per il check in. Arrivo e scopro che non posso che mandare 20 kg. La fortuna mi sorride perché una brava ma molto seriosa signorina ai desk si lascia facilmente convincere che non posso lasciare nulla a terra. Mi sussurra di togliere il secondo bagaglio dal nastro, e di portarmelo appresso anche se non potrebbe concedermelo per il peso ma, mi dice, sarà lei la persona al gate e che si girerà per non vedere il mio bagaglio a mano. Il viaggio comincia bene, già la prima persona simpatica è incontrata. Si vola. Del volare adoro tutto, anche i pasti. Qualsiasi siano.
Atterro a La Romana nella Repubblica Dominicana, il mio tre stelle mi aspetta e mi aspetta una giornata di buon girare con la mia Fuji X10 nuova. La Romana è quanto di meno bello si possa vedere. Un insediamento urbano moderno, caotico come spesso sono quel tipo di città, ma ha il fascino della vita incessante e difficoltosa. Mi sento sempre un po’ spaesato quando vado in un posto nuovo, mi occorre qualche ora di indecisione per capire cosa fare e dove andare, alla fine, come sempre, scelgo di gironzolare a caso, occhi aperti che guardano a destra e sinistra in cerca di nuovo. Devo dire che dopo tanti viaggi non è facile. Un poliziotto mi si accosta ad un angolo della strada e mi consiglia di non inoltrarmi oltre per questioni di sicurezza. Il fatto di essere poco oltre il centro mi incuriosisce. A pranzo in un locale molto locale mi siedo a mangiare pollo fritto e patate sotto un cartello che consiglia di lavarsi le mani per via del colera, e faccio domande. Un posto dove probabilmente nessun italiano passato da quelle strade si è mai fermato. Le mani non le lavo. Il tipo mi dice che il tasso di violenza è piuttosto alto. Sono pacifico. La violenza non mi piace. Molti girano armati, e fuori dai “cambio” ci sono sempre una o due persone con fucili a pompa. Guardo bene e non sono quelli che spruzzano acqua. Vado a cambiare 50 euro e mi faccio una chiacchera con il mio improbabile spagnolo e decido che di certo devo fare attenzione. Il Paese è molto povero e la gente si arrangia. Basta saperlo ma con un filo di tristezza devo cancellare le mie attese passeggiate notturne. Ah le aspettative. Scatto in tutto 4 foto. Sono molto contento.
Marina di Casa de Campo
La mattina successiva al mio arrivo vado ad imbarcarmi. La barca è nella marina di Casa de Campo. Un angolo reale di paradiso irreale rispetto a quanto visto il giorno prima. Di un verde rigoglioso costante, tenuto perfettamente e perfettamente guardianato nei suoi accessi. Tre ore per poter entrare. Dentro ville di tutte le dimensioni. Ville di stranieri, molti italiani (qui dicono che ci sono molti dei furbetti del quartiere), un resort, 4 o 5 campi da Golf. Anche case di Dominicani benestanti che per loro sicurezza vivono all’interno del comprensorio.
Nessuno sulle stradine dove sfrecciano solamente dei kart elettrici. Attraverso con il taxi e dopo 10 minuti dall’accesso inaccessibile arrivo alla marina. L’emozione sale, ci siamo. Conoscerò i miei compagni di traversata, conoscerò la barca, stacco da terra. Non vedo l’ora di quel passo che dal pontile porta sul ponte della barca. Un piccolo passo. Ma grande quanto basta.
La barca è una meraviglia. Lei si chiama Huck Finn, di Vittorio Malingri e del figlio 24enne Nico. A bordo Bolivar, un ragazzo Cileno che vive a Panama, ed in arrivo nei prossimi giorni Toni. Un romano doc di grande simpatia. Sono fortunato. Sono tutti eccezionali. Lei, la Signora, un cutter di 65piedi, 20mt, disegnato da German Freres nel 1982, costruito in Florida.
Vi presento l’equipaggio
Vittorio Malingri
Vittorio, Vitto, Vitt, Ugo per gli intimissimi. Il Vecchio per suo figlio Nico e per i suoi amici. Vittorio è quello che ci si attende da un grande navigatore. Esperienza enorme, un piacere ascoltare i suoi racconti, un piacere guardarlo muoversi in barca, una lezione costante di grande marineria e navigazione in qualsiasi momento della giornata. Una dose di umanità che definirei rara, grande simpatia e gentilezza, grandissimo cuoco. In barca dai suoi 16 anni quando il padre portò la famiglia a fare il primo giro del mondo. La famiglia Malingri ha creato l’arte della navigazione Italiana. Giovanni Soldini e Vitto, Ugo, hanno imparato da lui. E sono grandi amici dall’infanzia. La storia si sente e si vede tutta. La passione anche.
Nico Malingri
Nico, El Nano per gli amici. Personaggio eccellente. Da due anni imbarcato con Vittorio ne sta carpendo i segreti. Di una simpatia rara e di grande generosità. Ha la stoffa e la pratica del pazzo di mare. Energia che fluisce incessantemente per 24 ore al giorno. A volte cerchiamo l’interruttore ma è ben nascosto.
Toni
Romano de Roma ma non romanaccio. Persona riservata e molto simpatica, grande esperto di meteorologia per passione. La fortuna mi sorride, ho possibilità di imparare anche da lui. E lo faccio avidamente. E’ con lui che dividerò la cabina, turni diversi, quando uno dorme l'altro è al timone e viceversa. Ma i momenti comuni sono molti durante i giorni in mare. Ha una grande pazienza e questo è di tutto mio vantaggio!
Boli
Anche lui dell’età di Nico, vive solo su una barca a panama da quando aveva 15 anni. E’ un campione di surf ed un ottimo fotografo. Su Huck Finn perché amico di Vitto e Nico, e questo è un passaggio per l’Europa, in cui resterà qualche mese per girarsela tutta.
La Pipa
La mia pipa, regalatami da Cosimo e Leonardo, i proprietari di Al Pascià, negozio di pipe storico in Italia e non solo. Grandi conoscitori diventati amici, ne sono onorato. La Pipa è stata la compagna del viaggio, usata nei momenti di tensione così come nei momenti di relax. Sapore di fumo dolciastro in bocca misto al sapore della salsedine. Calda bianca nuvola amica che ha seguito l’andare delle onde e dei miei pensieri. Non avrei potuto farne a meno. Anche Nico se ne è appassionato. Gliene manderò una assieme al tabacco che fumavo in una fantastica piccola custodia di nappa creata dai due fratelli per farle da cuccia sicura.
I turni sono incalzanti, 2h24 minuti di guardia al timone seguite da 2h24 minuti di comandata in supporto a chi è al timone. Un totale di circa 10 ore al giorno. Se vi chiedete perché 2h24min fate il calcolo di 24h diviso 5. In questo modo i turni si succedono ad ore regolari e ciascuno ha possibilità di entrare a regime facilmente.
Pilota automatico rotto, pertanto si deve timonare tutto il tempo ed ogni tempo.
Logbook e diario
12 aprile
Ore 10.30 partenza per isola Saona a vela
L’Isola Saona è a poche miglia dal marina di Casa de Campo – la Romana – Repubblica Dominicana
Ore 12.30 abbiamo ormeggiato accanto ad una spiaggia palme palmette, sicuramente si sente tutto il profumo dei caraibi. Spiaggia bianca, mare azzurro chiaro e verde, sole bruciante. Rimaniamo qui fino a domattina per un riposo pre-traversata che come sempre si preannuncia impegnativa. Il sole è davvero forte. Arrivando da Milano non lo si resiste per più di qualche ora. Gambe e braccia bruciano allegramente ed io come al solito non metto nè protezioni nè idratanti dopo. Risultato nel giro di tre giorni divento un serpente in muta di pelle. Il profumo dei Caraibi lo si sente dopo le 5 quando tutti i turisti vengono portati indietro. Fino ad allora dalla spiaggia si sente musica a palla e qualcuno che all’altoparlante pronuncia cose che ricordano tanto giochi da spiaggia. Mi chiedo. Ma come diavolo è possibile che le persone non siano in grado di apprezzare il silenzio ed abbiamo bisogno di qualcuno che gli rompa le palle in continuazione per poter dire ahhh che bella vacanza. Mah… miseria di spirito vince spesso.
L’atmosfera in barca è buona, chiacchere tra equipaggio, iniziamo a conoscerci. Sembriamo un gruppo di liceali in vacanza, risate buon vino e buon cibo. Ci raccontiamo un po’ di vita, esperienze in mare, attese, fantasie e realtà. Qualche pensiero va verso casa ed alle persone amate. Comunque è una traversata e non si sa mai.
Guardiamo il meteo, le mappe scaricate da Zygrib. Danno 3 grandi sacche di alta pressione dalle quali vorremmo stare fuori, una sacca di bassa pressione è in formazione sulle coste americane, all’altezza di NY, e cercheremo di prendere quelle per trovarci un buon vento che ci accompagni verso casa.
Decidiamo quindi di salire dritti verso nord con Rb15° fino circa alle Bermuda, da lì iniziare a seguire il più possibile la ortodromica (nota: la rotta ortodromica è l’arco di circonferenza massima che congiunge un punto del globo terrestre all’altro, è la via più breve per raggiungere un punto quando le distanze, come in questo caso, sono notevoli). In realtà per seguire esattamente la ortodromica bisognerebbe cambiare quasi costantemente la rotta, di conseguenza ciò che si fa in realtà è il seguire una lossodromica spezzata, variando rotta leggermente una due volte al giorno. (Nota: la rotta lossodromica è quella che mantiene costante l’angolo tra la rotta ed i meridiani. Se si segue, per assurdo, una rotta lossodromica su lunghissime distanze, si compierebbe una rotta a spirale). E’ deciso quindi. All’uscita del canale De la Mona (suona bene), prima nord poi andiamo in rotta.
13 aprile
Si parte alle 7.15am, avremmo dovuto partire due ore prima ma come dire… due ore di sonno in più andavano bene a tutti, considerando che abbiamo circa 3000 miglia da percorrere due ore non fanno certo la differenza.
Ore 11.04 Pos 18°10’759N 68°30’850W Log 23636,5 Rb44
Ore 13.30 Pos 18°26’400N 68°21’683W Rb41°
Un calmo 20Nodi ci accompagna da Est, la navigazione è un piacere al traverso. Dirigiamo verso il primo waypoint, lì orzeremo di 30° ed inizieremo a seguire Rb15° verso est delle Bermuda (il nostro secondo waypoint) per poi metterci in rotta per le Azzorre.
14 aprile Domenica
Ore 12 Pos 21°54’033N 68°29’697W Log 23866 Rb 15°
Percorse da ieri 207,65M reali e dalla partenza 245,5M avanzamento verso la meta di 120M
Velatura è Genoa, trinchetta, 2/3 randa. E’ mattina presto, Miles con la sua How Deep is the Ocean ci fa volare.
15 Aprile Lunedì
Ore 12 pos 25°23’584N 68°08’323W log 24098
Nelle ultime 24 ore percorse 210M e percorse da Saona 455M
16 Aprile Martedì
Ore 12 Pos 28°09’34N 66°12’14W log 24295 Rb48°
Stamane abbiamo dovuto accendere il motore, il vento ci ha lasciato per qualche ora. Poco dopo una serie di groppi come sempre accompagnati da forti venti e scrosci di acqua temporaleschi ci hanno regalato degli arcobaleni fantastici e doppi, sono una cosa meravigliosa da guardare.
Tutto prosegue bene, un po’ bagnati ma splendidamente bene.
Questa è la bellezza della navigazione, vivi tutti gli elementi e gli eventi così come arrivano, senza transazioni e senza possibilità di fare altrimenti. Piove e ti bagni, arrivano spruzzi e ti bagni. Finisci il turno con la faccia e le mani impastate di sale ed in ogni momento ti dici quanto sei fortunato di poter godere ti tanta naturale bellezza.
17 Aprile Mercoledì
Ore 12 Pos 30°49’24N 64°20’69W log 24484 Rb 46° mancano 1809 Miglia ad Horta (Isola Faijal – Azzorre)
18 Aprile Giovedì
Pos 32°28’556N 61°29’743W percorse 187M nelle 24 ore di cui 173 in avanzamento utile
Finalmente la luna, il primo quarto. La notte si vede piuttosto bene e questo non è mai male quando si timona. Qualche scatto allo spicchio di luna non guasta mai. Scatti creativi… fatti muovendo la macchina durante lo scatto permette di fare dei disegni, è abbastanza divertente. Io provo a disegnare la lettera F.
19 Aprile Venerdì
Pos 32°39’71N 58°54’10W Rb 85° percorse 130M di cui 120 buone
Percorse da Saona 1145M ne mancano 1510 ad Horta
Continua l’alta pressione, non abbiamo più collegamento internet, ovviamente. Iniziamo a pensare che l’alta pressione e la bassa non abbiano seguito i loro percorsi previsti l’ultima volta che abbiamo guardato l’evoluzione meteo sulle mappe (il giorno della partenza). La pressione rimane alta a 1027Mb. Siamo rimasti nell’alta pressione nonostante i primi giorni si sia puntato dritti a N per prendere la bassa.
20 Aprile Sabato
Pos 34°00’00N 57°00’00W Rb 70°
Stiamo entrando in pieno centro di una delle sacche di Alta pressione, il barometro segna 1030Mb
Percorse 124M di cui buone 118
Il vento rimane buono anche se la direzione non è quella che speravamo. Siamo costretti a bolina costante il che comporta viaggiare piuttosto inclinati e sottoporre la barca ed i suoi elementi ad uno stress piuttosto notevole. Di noi non ne parliamo, si vive cercando di stare in piedi e non essere catapultati da una parte all’altra della barca. La stanchezza fisica inizia a farsi sentire. Il morale rimane alle stelle anche se toccato dalla stanchezza. Ma la bellezza del navigare vince su tutto.
21 Aprile Domenica
Pos 35°37’410N 54°54’00W Rd 50° pressione Mb 1029,6 fregati direi
Percorse 142M di cui 128 buone in avanzamento verso la meta
Percorse 1412M da Saona e ne mancano 1264 ad Horta
22 Aprile Lunedì
Pos 36°36’55N 52°33’54W Rb97
Percorse 128M di cui buone 124
23 Aprile Martedì
Pos 36°37’56N 49°27’90W
Da oggi viviamo 4 giornate e nottate di venti importanti. L’anemometro non scende mai sotto i 45 nodi e tocca facilmente i 65 nodi in due di questi giorni. Un consulto a 5 ci fa definire che le onde che variano trai 5 e gli 8 metri. Consentite un 10/15% di esagerazione da marinai. Un po’ come il principio di una storia….Era una notte buia e tempestosa…
E’ la prima volta che mi trovo a navigare per lungo tempo in condizioni di vento così importanti e soprattutto in mezzo a delle vere e proprie palazzine che ti si spostano attorno e ti vengono incontro. Di giorno la cosa è ben sopportabile, al mio primo turno di notte, da una mezz’ora prima, sono colto da una tensione fortissima, la chiamerei paura. Il pensiero di uscire in turno con quel vento e quel mare, ogni tanto frangente, mi incute molto timore. Sento tremore interno. Ma ci siamo, tocca a me. Tutto scompare da dentro ed ora la sola cosa è condurre la barca ed i miei 4 compagni attraverso parte della notte. L’obiettivo prende il posto della paura, rimane la tensione iniziale che dopo poco si scioglie ed inizio anche io a godermi la luna le onde ed il forte sibilo del vento. Siamo ancora di bolina (lo resteremo fino alla fine del viaggio) e questo fa sbattere ogni tanto la barca che pare doversi spezzare da un momento all’altro. Ma Lei, la Signora, è forte e ci fa da tana sicura. Ci si bagna molto al timone, tra ondate con i loro spruzzi, qualche frangente che arriva addosso ed i temporali dei groppi le 3 ore di turno sono impegnative. Nei momenti di vento maggiore abbiamo solo la tormentina, le altre vele sono a secco. Nonostante questo manteniamo una velocità tra i 7 e gli 8,60.
La paura è una buona compagna prima e dopo, mai durante. La paura, non il terrore, obbliga a prendere in considerazione tutto e prepararti.
24 Aprile Martedì
Pos 36°37’56N 49°27’90W rb 115° Mb 1025
Percorse 149M di cui 145 buone
Fatte 1689M da Saona e ne restano 995 ad Horta
25 Aprile Giovedì
Pos 35°55’37N 47°01’81W Mb 1031
Luna Piena, navighiamo con una striscia argentea ed è tutto illuminato a giorno. Una cosa meravigliosa. Ma che freddo!! Sarà così per i prossimi giorni. L’alta pressione porta venti artici.
Passate le giornate di vento e mare grosso. Meno male, diventava fisicamente al limite. Ma anche questo fa parte del navigare, arrivare mano a mano ai propri limiti, provare un senso di sconforto, ma riuscire a vincerlo e rigenerare tutte le proprie energie. E’ davvero interessante come anche nella stanchezza basti poco per ridare energia.
Di giorno di tanto in tanto si fanno vedere delfini, incrociamo qualche tartaruga che si lascia trasportare dalla corrente, e delle meduse che non avevo mai visto. Caravelle portoghesi. Un corpo molto piccolo, sul dorso una escrescenza ovaloide, la vela, che tengono fuori dall’acqua. Mi dicono che sono altamente irritanti, pericoloso esserne toccati, e che nonostante la dimensione ridotta del corpo abbiano tentacoli molti lunghi. Di giorno questo e la notte una quantità di plancton fluorescente che lascia a bocca aperta. Ad ogni movimento di beccheggio della barca la scia si illumina e gli spruzzi anche. Luna in cielo e fluorescenza del plancton in acqua. La bocca non può che rimanere aperta.
27 Aprile Sabato
Pos 35°49’69N 38°13’75W Rb 105° Mb 1007
28 Aprile Domenica
Pos 36°16’60N 35°16’60W Rb 82° Mb 1011,5
Percorse da ieri 152M tutte buone
Percorse da Saona 2550M ne rimangono 334 ad Horta
29 Aprile Lunedì
Pos 37°45’90N 32°12’45W Rb85° Mb 1016,5
Percorse 160M di cui buone 159
Mancano 334M ad Horta
Finalmente iniziamo a sentire odore di terra, il tempo non è buono, entro domani dovremmo arrivare a questa prima tappa.
30 Aprile martedi
Pos 38°28’60N 29°31’17W Rb95° Mb1021,5
Percorse 133M tutte buone
Mancano 42 Miglia, ma la visibilità non ci fa ancora vedere Faijal. Stiamo aspettando di vederla perché sarà l’anticipo di qualche buona birra al Peters
Ore 19.30 arrivati ad Horta. Vento molto forte, sopra i 35N, che ci costringe a fare una serie di boline strette sotto costa dell’isola per poter poi puntare a largo e con un solo bordo arrivare in porto.
Percorse 3055Miglia, ovvero 5.688Km, una media di 169M al giorno.
Manovriamo a vela ed ormeggiamo all’inglese sulla banchina del porto (ormeggio all’inglese è quello in cui una barca si ormeggia alla banchina con la fiancata). Una meraviglia far manovra a vela. Rimane il silenzio del vento.
Terminiamo l’ormeggio e non più di mezz’ora dopo siamo finalmente seduti al Peters, nonostante il muoversi del mondo attorno (facile che succeda dopo essere stati molto in mare) nulla ci impedisce 3 birre a testa ed un super hamburger con uova e patatine fritte. Segue un superpanino a testa, seguono altre birre.
Quando arrivi, o meglio quando atterri, gli amici dell’isola che sanno che sei in arrivo e hanno sempre gli occhi sulla bocca del porto, arrivano in banchina a darti una mano con le cime. E’ un momento di una umanità pazzesca. E’ quello che tutti immaginiamo essere l’Incontro, quello con la “I” maiuscola. Appena si scende si è abbracciati e si ha il piacere del dare l’abbraccio. Dentro c’è tutto. Le parole non servono, in quell’istante sono sostituite dalle pacche sulle spalle, troveranno il loro senso qualche minuto più tardi.
Il Peters è il luogo sacro degli Oceanici. Il bar in cui tutti si incontrano e tutti scambiano le prime parole dopo le traversate. Ci si raccontano le esperienze, storie, si ride, si beve, insomma si fa festa. Un piccolissimo bar che profuma di storie di mare e di buon legno, con le pareti coperte di foto e di stendardi di varie barche. L’atmosfera è molto piacevole e la fiesta pronta. Si brinda ci si guarda contenti, e tra sconosciuti di un tempo, ora amici, ci si complimenta per quanto fatto. Le parole ripercorrono i momenti ed inevitabilmente si esorcizzano quei palazzi attraverso cui siamo passati. Ma, soprattutto… , si agogna la seconda doccia in 17 giorni ed un sonno riposante senza essere sbattuti nel letto, senza i rumori che ci hanno accompagnato.
Qui ad Horta conosco il mitico Erminio, un parmigiano che abita sull’ isola da ben oltre 15 anni. Un personaggio speciale, un esploratore camminatore, documentarista, conoscitore della natura che ama queste isole ed oramai ne fa parte. Come si definisce lui uno di fuori ma ad altissimo livello. E’ genuinità fatta persona, sembra un burbero, seminascosto tra capelli riccissimi, barba, ed il cappuccio del suo kway rosso, ma uno di quelli che sanno annusare le persone al volo e se sì, dopo due minuti ti lasciano entrare nel loro mondo, con affetto. Quel tipo di affetto che solo le persone che nella vita ne hanno viste molte e ne hanno vinte alcune sono capaci di dare.
Con Toni ci prendiamo un paio di giornate per visitare Faijal, le Azzorre sono uno spettacolo.
Un'altra bella avventura è terminata. Meglio, è appena iniziata.
Luca Magni