Vivere ad Atene, la città che è stata la culla della civiltà occidentale, camminare per le strade dove è nata la democrazia e parlare la stessa lingua in cui pensavano Platone e Socrate, non può che avere un certo peso sulla vita di una persona. A questo si aggiunga il segno ancora tangibile della grandezza dell’arte e dell’incanto della mitologia che si condensa nell’Acropoli, dove il Partenone disegna un profilo geografico e storico della capitale greca che odora ancora di eternità. Insomma, se è vero che l’ambiente in cui si cresce ha una certa influenza sul proprio sviluppo emotivo, al di là dei geni di cui la famiglia ci ha dotato, non facciamo fatica a capire cosa si muova nelle pipe di Konstantinos Anastasoupolos, che da quell’emotività e quella storia discendono.
Per questo non ci stupisce il suo motto “ogni singolo pezzo di radica nasconde una pipa. Il pipemaker ha la grande responsabilità di scoprirlo.” Una responsabilità che è quella di avere rispetto per ciò che si cela dietro all’apparenza, la responsabilità di saper interpretare la magia insita nella natura, la responsabilità di scovare la propria verità nell’intrigo del mito. E Konstatinos comincia a fare pipe proprio per rendere omaggio alla sua visione del mondo. Se non c’è una pipa che mi somigli, pensa un giorno, forse è il caso che la faccia da me. Fare pipe non è un lavoro per lui, ma è la continuazione dell’anima con altri mezzi. Nella radica è imprigionato l’istante del divenire e sta al pipe maker saperlo cogliere, dandogli una forma e donandolo al mondo. Chi fuma questa concretizzazione dello spirito, partecipa della felicità di chi gli ha donato la realtà. Non dispiace a Konstantinos vendere le sue creature, anzi, sa di essere il demiurgo della potenzialità della bellezza che i suoi clienti terranno fra le mani. E se alla sua porta bussa un allenatore di basket che vuole una pipa che faccia al caso suo, basta dare uno sguardo all’aura che lui emana e farla combaciare con il suo bagaglio culturale e emotivo. L’essenza viene catturata e la materia non ha che da riflettere carattere e personalità di chi la dominerà. Così dalle mani di Konstantinos è nata la Basketball pipe.
E se una sera d’estate una zanzara ha l’ardire di posarsi sul suo avambraccio per pungerlo, il fastidio dell’insetto si trasforma in opportunità dell’immaginazione. La natura va osservata, sempre. Quante volte Zeus ha mutato sembianze per possedere dee e mortali e, grazie all’inganno, ha fatto nascere semidei e nuove visioni sul mondo? Konstantinos non fa diversamente per dare alla luce le sue opere. Nelle sue vene scorre sangue e tradizione e mentre la zanzara se ne vuole cibare, attua anche lui, come il padre degli dei, una trasformazione: diventa lui stesso zanzara e poi pipa, per la precisione la Mosquito pipe. Mettersi al tornio per stampare nella radica quell’immagine, come un fotografo avrebbe fatto nella camera oscura, è poi immediato, o meglio, quasi necessario. Le immagini arrivano improvvisamente e subito esigono il loro pezzo di realtà.
A volte la realtà pone però dei veti all’immaginazione. Come quando il pipemaker greco era intento a lavorare una classica rhodesian e si è trovato a fare i conti con un difetto della radica che non gli permetteva di andare avanti. Un mese ha lasciato depositare quell’imprevisto nella sua testa, finché è germogliata l’intuizione. Il foro che il pezzo di legno mostrava laddove non sarebbe dovuto esserci era molto profondo, andava da parte a parte. Quello che a prima vista era sembrata una grave mancanza, dopo un po’ di tempo, era diventata una semplice assenza. Non mancava nulla, infatti, a quella radica, poiché solo se la si guardava con gli occhi di una forma classica si poteva dire che c’era una mancanza, qualcosa di cui si sentiva il bisogno. Mentre quando la sua mente è uscita dall’inganno e si è resa conto che semplicemente non c’era la perfezione del materiale ma nessuno la esigeva, allora la sua creatività ha partorito la Emmental Rhodesian pipe.
Questa semplicità nell’intendere la complessità della vita e degli spunti che l’universo gli fornisce arriva da molto lontano, è qualcosa che gli preesiste. Del resto quando si è intrisi di mito e archetipi universali, come quelli che solo un greco può vantare nel proprio albero genealogico e spirituale, niente è complicato, complesso forse sì, ma complicato mai. Per questo quando all’inizio della sua carriera, ancora alle prime armi nel gestire questa sua forza, incontrò un collega, gli risuonò incredibilmente familiare il suo consiglio “keep it simple”. Un consiglio di cui Konstantinos serbava un’eco millenaria e che l’altro pipemaker gli aveva solo rispolverato.
Un ringraziamento particolare a Konstantinos Anastasopoulos per il contributo dato alla realizzazione di questo articolo
Milano, ottobre 2013
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