Quest’anno per le feste natalizie abbiamo deciso di mettere a fuoco solo i colori, lasciando perdere i toni grigi che affollano la quotidianità. Del resto Natale offre una buona occasione per tornare a credere, come quando si è bambini, che tutto sia possibile. Che se cade una stella si può esprimere un desiderio, che chi ci ha prestato il pallone sarà per sempre nostro amico, che se ci copriamo gli occhi con le mani gli altri non ci vedono e che Babbo Natale esiste. Quale miglior augurio di buone feste del poter tornare, per la durata del racconto, proprio là, in mezzo a quelle magiche certezze.
La realtà in fondo è una favola, basta saperla guardare.
Il ceppo nel camino ha bisogno di essere riattizzato. Sta ormai calando la sera e la luce che filtra dalle finestre non basta più a illuminare la stanza. Strane ombre si formano sul pavimento, ombre allungate che ridisegnano sul legno il pizzo delle tende. C’è il silenzio dei biscotti appena sfornati, quella sensazione di fragrante meraviglia che anticipa una buona tazza di tè e la pace di una poltrona che accarezza la schiena stanca.
Sono giornate convulse. Tutto deve essere pronto per tempo. Per fortuna quando arriva l’imbrunire le attività si fermano e ci si dedica ai ricordi. Un passatempo che col passare degli anni diventa sempre più corroborante per Babbo Natale. Un saluto in coro da tutti gli elfi che hanno finito di assemblare per oggi e lui è finalmente solo. Dopo aver dato uno sguardo soddisfatto a tutti i pacchetti che stanno aumentando giorno dopo giorno nel suo soggiorno, dà una ravvivata al fuoco e si siede.
La notte del 24 dicembre è ormai prossima. Le sue nove renne stanno facendo una dieta speciale in previsione dei kilometri che dovranno macinare e lo stesso cerca di fare lui. Gli anni passano e deve tenersi in forma. L’abito dello scorso anno va ancora bene, se l’è provato giusto ieri. Ha solo dovuto fare un nuovo buco alla cintura perché la sua pancia sembra voler prendere il sopravvento sul resto del corpo. È di un rosso sfavillante che il naso di Rudolph rabbrividisce al confronto.
Mentre la fiamma del camino si riflette nei suoi occhiali e nell’aria c’è profumo di pino, Babbo Natale sente che è arrivato il momento di accendersi la pipa. Vuole godersi le ultime sere prima del grande giorno. Fra l’altro tutti gli anni riflette sulla simbologia di quella data di fine dicembre stabilita come il giorno di Natale. E sapere di festeggiare con i bimbi proprio quando la luce del sole comincia a riprendersi il suo spazio sulla notte dell’inverno, per portare il mondo verso una raggiante primavera, beh, lo fa sentire ancora più fiero del suo lavoro.
Quante letterine stanno ancora arrivando, ne ha una scatola piena da leggere prima di domani. Come sono cambiati i desideri, riflette, mentre dà una boccata alla pipa e si liscia la barba bianca. A volte gli capita di vedere nella lista dei regali non la descrizione del gioco come un tempo, ma il link al sito dove poterlo acquistare. Bizzarrie da nuovo millennio. Eppure lui ne ha lette di tutti i colori e c’è una cosa che può dire con orgoglio dall’alto della sua esperienza che, anche se cambiano le generazioni, per fortuna una cosa accomuna tutti i bambini di sempre: la fiducia nei sogni. E è proprio su quella che lui fa affidamento ogni anno quando prende la slitta e parte per consegnare i suoi doni. Anche se c’è un limite. Per esempio quando i francesi nel 1886 gli chiesero di consegnare agli americani il regalo più grande mai esistito, la Statua della Libertà, dovette dire a malincuore di no. Ha già il suo bel da fare così.
Improvvisamente un sonoro Oh Oh Oh fa tremare i vetri della finestra. Gli sono tornate alla mente alcune cose strane che gli adulti, quelli che si sono scordati come si fa a credere ai sogni, hanno fatto pensando a lui. La migliore e quella che gli ha strappato la sua mitica risata è quella dei calcoli sulla velocità che dovrebbe fare la sua slitta per riuscire a consegnare tutto per tempo nelle 24 ore della vigilia. A fare i calcoli è stato Larry Silverberg, ora professore di Ingegneria meccanica e aerospaziale presso la North Carolina State University, ma un tempo bimbo come tutti, solo che se lo è dimenticato. Insomma, un giorno il grande Larry spara una cifra: 8.180.295,55 chilometri orari. Il risultato dei suoi calcoli per far sì che
Babbo Natale possa portare doni a circa 200 milioni di bambini disseminati su 517.997.622 chilometri quadrati. Oh Oh Oh! Che ridere a ripensarci. Altro ricordo divertente, andando indietro qualche anno, è quello del telefono, quando nel 1955 un negozio a Colorado Springs volle diffondere il suo numero per tutti i bambini che volevano sentire la sua voce e che per un errore invece diffuse quello del CONAD, Continental Air Defense. Però che collaborazione con il colonnello Shoup in servizio quella notte che a differenza del professore Silverberg aveva un buonissimo rapporto col bambino che era stato, e perciò rispose a tutti i piccoli che chiamarono dicendo loro quale era la posizione esatta della slitta di Babbo Natale. E anche quando il CONAD divenne NORAD la tradizione continuò. E da allora infatti esiste il NORAD Track Santa che mette la tecnologia a disposizione dei sogni. Oppure ancora che gran divertimento quando altri scienziati, chissà poi perché è sempre la scienza che fa a pugni coi sogni, diedero una spiegazione scientifica al naso rosso di Rudolph, dicendo che può succedere che un naso si accenda per via del clima particolarmente freddo, un fenomeno di bioluminescenza come capita alle lucciole o a certi pesci. In realtà tutti lo sanno che il naso di Rudolph si accende per far vedere la strada alle altre renne in caso di nebbia e lo dobbiamo a lei se ogni anno attraverso i nostri camini, sotto ai nostri alberi, nelle nostre scarpe, nelle calze appese si realizzano i nostri desideri.
Di ricordo in ricordo è arrivata l’ora di andare a letto per Babbo Natale. Prima però dà uno sguardo fuori dalla finestra, tutto è imbiancato. Vivere al Polo Nord ha i suoi lati positivi, c’è sempre la neve. Una lisciata alla barba bianca, l’ultimo tiro alla pipa e poi via a dormire. Che bello andare a dormire sapendo di svegliarsi dentro a un sogno.
Buon Natale da Al Pascià a tutti i bambini di oggi e a quelli che siete stati.
Milano, Natale 2013