Il respiro affannato dalla risalita non fa che mescolarsi al rumore dei passi che ritmicamente lasciano la loro impronta sul sentiero. Ogni tanto interviene un soffio di vento a far vibrare gli alberi o un lontano verso di uccelli a colorare l’aria. Sono tutti suoni che conciliano il pensiero. Il laccio dello scarpone destro si è leggermente allentato. Rolando si ferma, appoggia la gamba sulla parete rocciosa che gli sta di fianco e con un tiro deciso rimette a posto la situazione. Il piede deve sentirsi protetto e sorretto quando appoggia e stacca dal suolo. La sua continua ricerca dell’equilibrio nel movimento non è semplice meccanica, ma dialogo col mondo. Camminare in montagna poi ha un significato ancora più profondo, soprattutto se la montagna in questione ha qualcosa da raccontare. E le montagne che stanno facendo da piedistallo all’anima e al corpo di Rolando, quella mattina d’estate, sono le Dolomiti. Strati di roccia come pagine di un libro che custodiscono millenni di storia. Rivoluzioni terrestri e evoluzioni umane in un condensato di meraviglia rosa su sfondo blu. Rolando ha sempre amato la montagna, gli ricorda la Transilvania, dov’è nato. Del resto se fin da piccolo ti sei dovuto confrontare con la verticalità che si frappone tra te e l’orizzonte, il desiderio di salire in cima per vedere al di là non può che aver mosso ogni tua decisione. Così è stato per lui. La scelta di un percorso scolastico legato all’arte ha poi affinato questa sua predisposizione alla curiosità, alla ricerca dell’oltre, alla spinta in avanti. Un atteggiamento che ha mantenuto intatto negli anni anche nell’affrontare la vita. Non ci sono ostacoli per Rolando, ma solo stimoli per inventare soluzioni alternative. La creatività in fondo è anche questo. Mettersi a confronto con la materia, sia essa una parete da arrampicare, del metallo o un pezzo di radica. È un modo per mettersi a confronto con la propria capacità di scoprire una nuova via per raggiungere la vetta. E mentre le sue mani stanno sistemando i lacci del suo scarpone, Rolando pensa proprio a questo. A quante volte la natura l’abbia chiamato a colloquio, anche ora che è un designer affermato e professore alla Parsons School of Design di New York.
Prima di riprendere la camminata decide di tirare fuori dalla tasca la sua Titanium Conducta e di indulgere un attimo sui suoi pensieri. L’immensità di quel paesaggio è la scenografia perfetta per fare da cornice alle sue idee. La sua abilità manuale in fondo deriva anche da questo dialogo costante che riesce ad instaurare con il mondo dentro e fuori di sé. E con del tabacco può solo migliorare.
Le cose gli parlano. Gli indicano la strada per far uscire il loro meglio. Gli accendono l’intuizione del sogno imprigionato che grazie a lui si può realizzare. Ha visto nascere dalle sue mani coltelli, boccette per profumi, gioielli, oggetti e accessori di ogni materiale e foggia. E un giorno il legno gli ha chiesto di realizzare anche delle pipe. Come dire di no se è proprio la natura che te lo chiede. Da allora le pipe sono diventate parte di lui, della sua famiglia, non sono mai state un lavoro. Il fatto poi di dar loro dei nomi le ha sempre rese vive, com’è giusto che sia visto che sono oggetti che hanno sempre avuto un certo ruolo nella dimensione rituale della vita umana. “Non bisogna dimenticare che nella pipa si uniscono i 4 elementi; aria, acqua, terra e fuoco. Io cerco di pensare alle mie pipe come contenitori dove questa alchimia si realizzi appieno.”
Quando sente però che lo scambio di emozioni tra lui e la materia si è interrotto e la pipa non gli “parla”, c’è solo un modo per riprendere il contatto: ribaltare la situazione. Quando accade Rolando si mette dall’altra parte, dalla parte di chi è dominato, di chi è minuscolo, di chi deve adattarsi. E si mette nelle mani della montagna per ristabilire l’equilibrio.
È il continuo cambio di prospettiva che lo fa essere confidente con la potenzialità dell’arte di un piccolo pezzo di legno, che lo conduce alla vetta delle sue capacità e gli fa intravedere l’infinito.
Seguire le venature e le caratteristiche della radica per farne uscire una pipa, prendere decisioni importanti in base a ciò che la natura esprime sottoforma di pregi o difetti, perseguire comunque il proprio obiettivo e il proprio senso estetico, mette in campo le stesse abilità e strategie di chi arrampica. Cercare l’appoggio più sicuro, mettere il moschettone dove deve essere, muoversi cercando di accogliere le avversità della roccia per poterle interpretare a proprio favore, con un unico obiettivo: raggiungere la cima e guardare al di là. Capita a volte che il dialogo diventi conversazione e così oltre alla radica intervengono l’argento o la seta, come nella Katana. È in quello scambio creativo tra materiali diversi che l’estetica e la funzionalità trovano la loro massima espressione e Rolando si fa interprete di quel sentire.
Anche ora che vive a New York e l’orizzonte è interrotto dalle verticalità dei grattacieli e non più dalla roccia delle montagne, il dialogo col mondo continua e il cambio di prospettiva è necessario, tanto che quando può fa un giro sulle Dolomiti. Così ogni singolo elemento che costituisce il suo talento trova una nuova collocazione nella materia e la comunicazione ha inizio.
Rolando lo dice sempre anche ai suoi studenti, l’unico modo per estrarre arte dalla materia è prestarle ascolto.
Un ringraziamento particolare a Rolando Negoita per il contributo dato alla realizzazione di questo articolo
Milano, febbraio 2014