Giornali, bastoni da passeggio, ombrelli, giocattoli, articoli da fumo... Questo e altro ancora offriva quel negozio, aperto nel 1873. Oltre la vetrina si poteva scorgere il centro di Roermond: storica città alla confluenza del Roer con la Mosa, su quella lingua di terra olandese che s'insinua fra Belgio e Germania e risponde al nome di Limburg. Ma il Limburg continua a Ovest, oltre la Mosa e il confine; proprio là, nella città belga di Bree a nemmeno 30 chilometri da Roermond, il tedesco Jean Knödgen aveva iniziato nel 1846 a produrre pipe d'argilla. Pipe che l'intraprendente Johannes Henricus Gubbels teneva a Roermond, accanto agli ombrelli, fra i suoi articoli da fumo? Con certezza non sappiamo, ma la vicinanza ci autorizza a immaginarlo.
Johannes condusse a lungo l'attività assieme alla moglie Dijmphna Hubertina; dopo la morte di lei (1896) si risposò nel 1899 con Anna Maria la quale gli diede due figli e, rimasta vedova nel 1911, andò avanti aprendo qualche altro negozio a Roermond con la ragione sociale "Vedova Gubbels-Plum". Nel 1924 i suoi figli Antonia ed Elbert Gubbels fondarono la "A & H Gubbels" che si specializzò nel commercio all'ingrosso di articoli da fumo. Elbert aveva allora vent'anni e si divertiva a girare i dintorni sulla sua rombante Chrisler, la terza auto acquistata fino a quel momento in città: non un capriccio ma uno strumento di lavoro con il quale ampliare il campo d'azione. Visitava tutti i negozi che nel raggio di qualche decina di chilometri trattavano articoli da fumo, oltre che alcuni fornitori. Ora alla fabbrica di pipe di Bree c'era un nuovo proprietario: a fine Ottocento aveva rilevato la società Jean Hillen, genero di Knödgen, e poco più tardi aveva stabilito contatti con artigiani francesi della zona di Saint-Claude. Questi gli fornivano le teste in radica, lui le rifiniva: accanto a quelle tradizionali in argilla poteva così offrire pipe più aggiornate nelle forme e nel materiale. Probabilmente già prima del 1924 Hillen fu in grado di eseguire in proprio tutte le lavorazioni partendo dal blocco di radica.
Fino alla seconda guerra mondiale Elbert Gubbels aveva lavorato a estendere l'attività, rifornendosi di pipe principalmente in Francia e Inghilterra. Ma le guerre non facilitano i commerci: con l'Olanda invasa nel Maggio 1940 dalle truppe tedesche, la famiglia fuggì nel Nord del Paese. Provarono in qualche modo a sopravvivere acquistando e vendendo quel poco che si poteva; nel 1945, di nuovo a casa per ricominciare; ma come, se c'era scarsità di tutto e le importazioni erano difficili? Fu in quegli anni che Elbert Gubbels, rimasto unico titolare, pensò di fare come Jean Hillen: rendersi indipendente producendo tutto da sé. Il primo nucleo della futura fabbrica furono due macchine e tre artigiani venuti dalla Francia, sistemati in un piccolo locale. A Bree, intanto, la fabbrica c'era già e vi lavoravano anche i figli di Hillen: Jos alle vendite ed Albert alla produzione. Quest'ultimo durante la guerra aveva fatto l'interprete nell'esercito britannico riuscendo a stabilire numerosi contatti internazionali: grazie ad essi, con la pace, fu più facile lanciare l'esportazione verso diversi Paesi. Il marchio che varcava le frontiere era semplice ma ben calibrato: Hilson, ovvero Hillen and Sons.
A casa Gubbels non avevano ancora, e nemmeno cercavano, un marchio vero e proprio; per circa dieci anni si accontentarono della sigla EGRO: Elbert Gubbels Roermond. Pensavano ad aumentare le macchine, gli addetti, gli spazi, la qualità del prodotto. Ma cresceva anche la quantità, e a un certo punto fu urgente espandere il mercato. L'esperienza e la rete del commercio all'ingrosso ormai non bastavano. Per vendere di più, possibilmente all'estero, ecco cosa mancava: un marchio! La società olandese "De RijK en Zonen" era in gravi difficoltà; con base ad Amsterdam, commerciava all'ingrosso a livello internazionale diversi generi di prodotti. Società non grande, nemmeno appetibile in sé; ma le pipe che faceva fabbricare in Gran Bretagna avevano un marchio più che interessante, pieno di glamour e già noto in diversi Paesi. Acquistato nel 1956 assieme a tutta la De Rijk, Big Ben fu il marchio che i Gubbels stavano cercando. L'export partì di slancio verso tutta Europa, USA, Canada e molti altri Paesi: era necessario aumentare nuovamente la produzione! Hilson intanto andava alla grande producendo un gran numero di pipe concepite con fantasia, realizzate con abilità e cura: il prodotto vendeva bene in Europa e altrove grazie a una buona fama e a un ottimo rapporto qualità/prezzo. La produzione Gubbels era più tradizionale: modelli in radica naturale oppure neri, dritti o curvati nel più assoluto rispetto del concetto classico di pipa; salvo in un caso. E' di quegli anni la Pipo, cortissima "brucia-naso" concepita da Alfons Gubbels, figlio di Elbert, ormai entrato in azienda assieme al fratello Jos; Alfons alla produzione, Jos alle vendite. Malvista da Elbert proprio per quella sua aria poco ortodossa, Pipo fu un enorme successo di vendite, specie sul mercato americano. A fine 1972 Gubbels inaugurò a Roermont la nuova grande fabbrica; presente il Governatore del Limburg olandese il quale, a nome della Regina Giuliana, assegnò all'impresa l'ambito titolo di "Reale Olandese". Da allora la ragione sociale divenne: "Elbert Gubbels en Zonen - Koninklijke Fabriek van Tabakspijpen".
Alla fine degli anni Ottanta, nella regione trasnazionale del Limburg e più in generale nel Benelux, c'erano due fabbriche di pipe: una di qua, una di là dalla Mosa. Meno di trenta chilometri le separavano. Due fabbriche, due storie, due imprese, due famiglie, due marchi.
Realtà distinte e contrapposte oltre che complementari: più legati al classico i Gubbels, più ricchi di fantasia gli Hillen; più affermati questi ultimi sul mercato tedesco, più forti gli altri in America. Gli uni e gli altri ricchi di eccellenze in particolari aspetti della lavorazione. Due parti quasi predestinate a incontrarsi. Fu nel 1980 che Hillen, in un momento di difficoltà, fu acquisita da Gubbels. La decisione, traumatica, di prendere macchinari, materiali, personale specializzato e trasferirli al di qua della Mosa fu probabilmente obbligata oltre che logica, attenuata peraltro dalla vicinanza. Il risultato fu di unire le due metà della mela ottenendo qualcosa di bello e di entusiasmante. Gubbels, conquistata Hillen, fu a sua volta conquistata dalla cultura, dalla storia di quell'impresa con la quale si era confrontata per tanti anni.
Per un primo periodo non fu facile far convivere i due marchi: alcune pipe Big Ben di quegli anni potrebbero sembrare Hilson, e viceversa. Fu una fase di assestamento virtuoso, caratterizzata da grandi numeri nella produzione; ma qualcosa cambiava nel mondo della pipa. La crisi del mercato costrinse a ripensare tante cose. Per compensare il calo nella quantità non bastava un generico incremento di qualità: nuove motivazioni, nuovi stimoli andavano abbinati a prodotti sempre più performanti. Attorno al 1990, accanto al padre Alfons senior, sono entrati in azienda Alfons junior (produzione tecnica e creativa) ed Elbert junior, vendite: la tradizione familiare va avanti.
Da allora è stata tutta una corsa a perfezionare ogni cosa: organizzazione, macchinari, marketing ma soprattutto la "visione". Obiettivo: pipe singolari da offrire a un pubblico ogni giorno più esigente. Emblema di questo sforzo è la collaborazione svoltasi per alcuni anni, dal 2008, con il famoso pipemaker tedesco Rainer Barbi al quale si affidò la rimodulazione del marchio Hilson. E' recentissima la decisione del grande Former di prestare a Gubbels la sua sensibilità, la sua arte e una parte del suo tempo. Oltre a produrre in proprio Big Ben, Hilson e qualche marchio minore, la Casa di Roermond ha collaborato attivamente con altre Società alla nascita o al perfezionamento di inconfondibili linee di pipe: citiamo solo (dal 2005 al 2013) Porsche Design e (proprio in questi giorni) Bentley.
La Gubbels di oggi è tutto quanto si possa chiedere a un produttore di pipe. Non ci troviamo di fronte a un artigiano, naturalmente, ma a una fabbrica; non è detto però che la lavorazione a macchina porti alla massificazione quando le macchine sono aggiornate e "intelligenti", capaci di varianti e personalizzazioni, e quando in tanti passaggi interviene ancora la mano dell'Uomo, spesso quella degli stessi proprietari. I quali ci tengono tanto al rapporto con i pipemaker da aver previsto un angolo a essi riservato, con tutti gli utensili necessari. E' il luogo d'incontro fra industria e creatività, dove i migliori artefici vengono periodicamente invitati.
La storia di Gubbels narra di quattro generazioni tutte attive e capaci ognuna delle quali, grazie a mosse azzeccate, ha contribuito al passaggio dal piccolo negozio del bisnonno alla consistente realtà dei nostri giorni.
Un ringraziamento particolare alla famiglia Gubbels per il contributo dato alla realizzazione di questo articolo
Milano, marzo 2014