Quando è davanti allo specchio Arnold fa sempre la stessa smorfia. Si guarda di tre quarti, socchiude gli occhi e serra i denti. I contorni del suo viso sono ancora gli stessi. Angoli decisi, zigomi alti e bocca ben disegnata. Il ciuffo di capelli che sfuggiva alla chioma con la sua irrequietezza giovanile, ha lasciato ora spazio a una pacata maturità dalla fronte libera.
Anche le curve che tratteggiavano il perimetro del suo corpo scultoreo non sono più quelle di una volta. La camicia adesso se la può allacciare senza mettere a dura prova la resistenza dei bottoni. Eppure, da quando si è rimesso a fare palestra ha riscoperto la gioia di sentire le giacche che tirano un po’ sulla spalla. Non che sia mai stato molto fermo, per indole non ci sa stare, però gli impegni politici lo hanno portato ad essere meno esigente dal punto di vista dell’esercizio fisico. Invece ora che ha ripreso a fare cinema, tutto è cambiato. I due mandati da Governatore della California lo hanno tenuto lontano dai set, ma non dalla sua tenacia. Anzi, a ben pensarci, è arrivato a fare quella carriera anche e soprattutto per questo.
Ci sono momenti nella sua giornata che gli sembra di essere ancora quel ragazzo del piccolo paesino in mezzo alle Alpi austriache dove è nato. Lui che per allenarsi si costruiva i pesi da solo perché non c’erano soldi per comprarli, lui che quella potenza che i suoi muscoli cercavano di scrivere nell’aria quasi a voler uscire dalla pelle, la sentiva crescere nell’anima, nella sua voglia di andare via, nel suo desiderio di libertà. E così è stato. Ormai quasi cinquant’anni fa. È arrivato in America alla fine degli anni Sessanta, con solo pochi dollari in tasca e un inglese quasi inesistente. Di cose ne sono successe dalle prime gare di body building fino ad arrivare alle prime comparse sul grande schermo, quando lo dovevano doppiare per il suo accento austriaco così marcato. Il filo che unisce ogni singola tappa della sua vita è sempre stata la sua grande forza di volontà. Lui ha sempre creduto che ce l’avrebbe fatta, anche partendo da un piccolo paesino di sole mille anime e pur non avendo una famiglia ricca. Un sogno americano nato con lui a migliaia di kilometri dal Nuovo mondo. E dove se non in America si poteva realizzare? Arnold difficilmente indugia sui ricordi con nostalgia. È sempre stato uno che piuttosto guarda avanti. Sente però a volte l’esigenza di ancorare la grandiosità del suo presente alle piccole cose che l’hanno condotto fin qui. E la pipa è una di queste. L’ha vista fumare fin da bambino. A Thal, il paesino austriaco dove è cresciuto, le certezze ogni giorno erano almeno due: il paesaggio alpino che rassicurava gli occhi e il cuore e incrociare per strada qualcuno con una pipa in mano che ti salutava alzandola in aria, come un calice, quasi a fare un brindisi. Un brindisi alla lentezza, alla pace, alla tranquillità che solo la provincia concede.
Quando nell’agosto del 1984, solo un paio di mesi prima di diventare per tutti Terminator e veder così decollare la sua carriera a Hollywood, decide di andare a Dallas alla convention del partito repubblicano, non sa che lo aspetta un nuovo futuro dove la pipa ha comunque un suo piccolo posto. Nessuno si accorge di quell’omone vestito in giacca e cravatta che si fa largo tra la folla per poter stringere la mano al presidente in carica. Una foto lo immortala sorridente al fianco di chi sarà molto di più di un incontro casuale durante un evento politico, ma sarà un vero e proprio mentore. Lui è Ronald Regan. Neanche a dirlo, un ex attore che arriva da un piccolo paese di provincia, Tampico, con un sogno, quello di fare qualcosa di grande. Sembra lo stesso copione di Arnold, almeno quello che di lì a una decina d’anni deciderà di recitare. Dopo una lunga carriera cinematografica, inaugurata dal film di James Cameron dove Arnold è il cyborg più famoso della storia del cinema, eccolo avvicinarsi al partito repubblicano, per poi candidarsi a Governatore della California, come fu per Regan, riconfermato per due mandati, allo stesso modo dell’ex presidente. Da Terminator e Governator il passo è stato abbastanza breve e soprattutto è stato segnato da un destino simile a quello del suo ispiratore. Non è un caso che a fare da comune denominatore, oltre alla loro determinazione, tra Arnold Schwarzenegger e Ronald Regan ci sia stata anche una compagna che li ha saputi rimettere in contatto con le loro umili radici, facendo da ponte: la pipa.